Vikings 4x03 "Mercy": la recensione

Terzo episodio della stagione per Vikings: una puntata di consolidamento, in cui ritroviamo tutti i protagonisti della saga nordica

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Spoiler Alert
Episodio di transizione, o meglio di consolidamento per Vikings, che questa settimana conferma ancora una volta l'ampia panoramica che la quarta stagione della serie di History Channel vuole offrire sugli eventi nel loro complesso. E se per Lagertha si tratterà di brevi apparizioni, per tutti gli altri si tratterà di raccontare parentesi su parentesi, magari anche reiterate, forse fin troppo didascaliche nella loro brutalità, ma necessarie per costruire un climax che sicuramente arriverà.

Mercy in ogni caso non è un episodio brillante o particolarmente memorabile. Ci offre una degna conclusione alla frustrante prigionia di Floki, e non avrebbe potuto compiersi in altro modo il destino del vecchio braccio destro di Ragnar. Piegato dalla vita, spezzato dalla morte della figlia, l'agonia dell'assassino di Athelstan trova la sua fine grazie alla pietà – è forse l'unico momento dell'episodio in cui il titolo può trovare una sua giustificazione – dello jarl.

Per il resto, come detto, la più schietta brutalità si contrappone all'ipocrisia delle relazioni umane. La prima incarnata da un Bjorn ancora una volta solitario viaggiatore muto alla ricerca di se stesso, questa settimana in versione Revenant a cercare di costruire a colpi di sangue una corazza con la quale ritornare forte e imbattibile a reclamare un ruolo i cui limiti sono difficili da definire. I momenti con Bjorn in scena sono comunque fin troppo eccessivi, e l'intensità ricercata da alcune situazioni ne perde in coinvolgimento. Una minaccia imminente sulla via di Bjorn ci tiene comunque vicini alla sua storia, e promette collegamenti attesi per un prossimo futuro.

Decisamente più costretto dalle maglie delle usanze da corte, e da terra straniera, è Rollo, che questa settimana soffre ancora il distacco rispetto a tutti coloro che lo circondano, prima fra tutti la moglie che non perde occasione per umiliarlo. Francamente la caratterizzazione della principessa Gisla appare troppo caricata dall'inizio della stagione. È chiaro che la situazione non è delle più piacevoli per lei, ma quantomeno si immaginerebbe che la donna in grado di sollevare le sorti del suo popolo nel momento più disperato di una battaglia sappia venire a compromessi con le esigenze del suo ruolo, o almeno non fare scenate inutili di fronte alla corte. Male che vada, l'empatia nei confronti di Rollo ne guadagna parecchio, e non è male considerato il massacro con il quale il fratello di Ragnar aveva iniziato la stagione.

Nella corte di Ecbert i rapporti non sono certo più limpidi. Judith in particolare sembra un personaggio sempre più inafferrabile, un attimo prima manipolata dal re, un attimo dopo pronta a concedersi a lui in cambio di privilegi. A trarre ordine da questo caos di motivazioni terrene può essere solo un'apparizione sovrannaturale, ed ecco quindi un inatteso ritorno, lo stesso che condurrà Ragnar verso una certa decisione. Vikings gioca da sempre con quest'aura sovrannaturale, più mitica che folkloristica, assecondata ma mai confermata del tutto. In questo caso stona un po' anche perché si tratta di una doppia apparizione, e quindi è difficile liquidarla come suggestione di Ragnar.

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