Victoria: la recensione della seconda stagione

La recensione della seconda stagione della serie Victoria, con protagonisti Jenna Coleman e Tom Hughes

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La seconda stagione di Victoria, la serie creata da Daisy Goodwin dedicata alla storia dell'iconica sovrana britannica, riprende la narrazione compiendo un leggero passo in avanti rispetto a dove si era arrestata e conferma la scelta di offrire una narrazione non del tutto lineare per cercare di equilibrare gli elementi storici con quelli più sentimentali e romantici.
Gli otto episodi, nove se si conta anche lo speciale realizzato per Natale, spaziano così dalle difficoltà personali della regina interpretata da Jenna Coleman alla crisi dell'industria della seta dalle tragiche conseguenze sugli abitanti dell'area di Spitalfied, alla Grande Carestia Irlandese o ancora al razzismo.

La vita privata di Victoria, nelle nuove puntate, è caratterizzata inizialmente dalla difficoltà di dimostrare a chi le sta accanto, anche a suo marito Albert (Tom Hughes), che è in grado di ritornare al lavoro e assumersi le responsabilità che gravano sulle spalle della regina. Nel corso delle puntate il suo matrimonio vive poi una serie di alti e bassi, tra dubbi di tradimento a incapacità di comunicazione con il consorte, riuscendo però a riavvicinarsi grazie anche a un inaspettato contrattempo che permette alla coppia di assaporare per qualche ora quella normalità che il proprio ruolo nella società ha negato loro quasi fin dalla nascita. La solitudine e l'insicurezza continuano a essere presenti e a segnare la vita della regina, permettendole tuttavia di sfruttare la sua esperienza, come accade nella puntata natalizia, per capire gli altri e provare una grande empatia. Victoria, ovviamente, deve inoltre fare i conti con un mondo politico in costante evoluzione e problemi sociali che diventano sempre più pressanti e drammatici. Tra le puntate maggiormente riuscite ed emozionanti c'è proprio quella della tragedia in corso in Irlanda che spinge la giovane sovrana a chiedere una maggiore determinazione da parte del primo ministro Sir Robert Peel (Nigel Lindsay). La narrazione, in occasione dell'episodio diretto con attenzione da Jim Loach, riesce infatti ad addentrarsi nel dramma mostrandone il lato più umano con un approccio onesto e sensibile ai fatti storici, senza mai esagerare e celebrando il lavoro compiuto da chi, con coraggio, ha deciso di agire e sostenere chi era in difficoltà.

Dopo una stagione in cui il suo ruolo era in parte limitato dalla sua presenza in scena quasi come terzo lato di un triangolo sentimentale che coinvolgeva anche Lord Melbourne, il personaggio di Albert viene ora delineato con maggiore complessità e si approfondisce la storia della sua famiglia, di cui vengono rivelati numerosi segreti che hanno un profondo impatto sul giovane che si allontana così dallo zio Leopold (Alex Jennings) e lotta successivamente per ottenere il rispetto dei membri del Parlamento. Hughes sa interpretare bene i problemi del consorte di Victoria, facendone intuire le fragilità e la determinazione nel trovare il proprio posto nella sua nuova vita, senza nemmeno dimenticare di sottolineare con la sua espressività come, dietro ogni litigio o incomprensione, Albert provi un amore sincero, seppur a tratti travagliato, per la moglie e per la sua famiglia.

Dopo aver faticato un po' a inserire i tanti personaggi in modo organico, la seconda stagione permette di seguire con maggiore fluidità, ma trasporto ancora una volta limitato, gli eventi dei ruoli secondari, tra cui prevalentemente Ernest (David Oakes), che sembra essere obbligato a rinunciare al vero amore, e la potenziale coppia composta da Nancy Skerrett (Nell Hudson) e Francatelli (Ferdinand Kingsley).
Tra le new entry del cast, invece, Diana Rigg è sempre una presenza di alto livello e convincente, in questo caso con il ruolo della Duchessa di Buccleuch.
Alcune sottotrame appaiono comunque poco legate al contesto, risultando non sempre utili ad aggiungere sfumature alla storia o a farla avanzare, sembrando solo dei pretesti per sfiorare delle tematiche contemporanee attraverso la rappresentazione dei limiti sociali esistenti nell'epoca vittoriana.
La sceneggiatura firmata dalla Goodwin e A.N. Wilson, come accaduto in precedenza, alle volte fa scivolare la serie in situazioni un po' sopra le righe o eccessivamente sdolcinate, tuttavia il livello generale appare migliorato, anche dal punto di vista tecnico, e alcuni passaggi leggeri, come l'idea che ci sia un fantasma nella residenza reale, fanno emergere un po' di sano senso dell'umorismo.

Jenna Coleman e Tom Hughes sono ormai a proprio agio nel ruolo della coppia reale, creando un feeling sullo schermo convincente e riuscendo a dare spazio alle luci e ombre di una vita contraddistinta dall'enorme pressione di dover guidare una nazione. L'assenza di Rufus Sewell a partire dalla seconda puntata è percepibile, ma non penalizza particolarmente l'insieme, considerando inoltre i continui salti temporali compiuti nella narrazione.
Victoria, con il proprio ritorno sugli schermi, riesce comunque a confermarsi come un progetto di buona fattura confezionato con attenzione per avvicinarsi a importanti pagine della storia attraverso quanto vissuto dalla giovane regina, ormai madre e più consapevole dei problemi del proprio regno e del proprio matrimonio, seguendone così un percorso verso la maturità personale e da leader.

Victoria è andata in onda in prima visione satellitare su La EFFE, ed è ora disponibile su Now TV, dove dal 20 gennaio sono presenti anche gli episodi della seconda stagione. Potete trovare tutti i contenuti relativi alla serie nella nostra scheda.

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