Vice - L'uomo nell'Ombra, la recensione
Tutto teso a non perdere l'attenzione dello spettatore, Vice preferisce i trucchi alla vera esplorazione di un uomo e del suo lavoro
Quello che fa McKay è cinema "didattico", che ha informazioni da dare allo spettatore e quando non ne ha si scusa per non averle, che cerca di far quadrare la storia vera e renderla così comprensibile e digeribile. Come tutti i biopic trasforma una persona in un personaggio così che possa star bene nella trama di un film, diversamente degli altri cerca continuamente di distrarre lo spettatore con gag che sono esterne alla storia.
Ed è davvero stupefacente considerato quanto non ragionasse e non dirigesse così nei suoi film comici, in cui invece erano le gag interne alla storia a guidare l’umorismo, con pochissimi espedienti di messa in scena a creare la commedia. È stupefacente considerato quanto queste trovate siano effettivamente divertenti, per quanto fuori posto. Come già in La Grande Scommessa in realtà McKay le usa per coprire le deficienze di una ricostruzione apertamente parziale in cui il protagonista fa di tutto per essere impenetrabile, mentre la spalla (Amy Adams, moglie di Dick Cheney) prende il proscenio da subito, unico vero personaggio ad aprirsi davanti alla macchina da presa.
Così ansioso di non annoiare e non perdere spettatori che immagina annoiati da questa storia Vice è sottomesso a paure e ideali e di fatto, pur dicendo tantissimo su Cheney, non riesce a fare un ritratto umano grande o piccolo che sia, solo un buon "film tv" vecchio stampo con tante informazioni che viene voglia di verificare.