Venomverso, la recensione
Abbiamo recensito per voi Venomverso, miniserie-evento di Cullen Bunn e Iban Coello
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Battere il ferro finché è caldo: pare sia questo l'adagio preferito della Marvel, negli ultimi anni, e di certo è l’orientamento degli editor, perché risulta arduo immaginare diversamente la genesi di una miniserie tanto sconclusionata e priva di mordente come Venomverso, arrivata in Italia sulle pagine dello spillato Venom, edito da Panini Comics.
Come sa chi segue il quindicinale dedicato al V-Man, Eddie Brock è di nuovo l'ospite del simbionte, andando a riformare la letale coppia creata più di trent’anni fa da David Michelinie e Todd McFarlane. Durante uno scontro con Jack Lanterna, il protagonista è stato misteriosamente teletrasportato in una dimensione alternativa, al cospetto di una versione venomizzata di Doctor Strange e Capitan America. I due erano intenti radunando un esercito di V-Man e V-Woman provenienti da ogni angolo del Multiverso. Lo scopo del reclutamento è affrontare i Poison, veri e propri cacciatori interdimensionali di simbionti.
Come accadeva in Ragnoverso, Bunn raduna le varianti del protagonista della saga provenienti da più dimensioni del Multiverso per scagliarle contro un nemico comune deciso a sterminarli. Le già discutibili premesse che hanno portato a questo evento vengono completamente svilite da una costruzione banale in cui risultano evidenti buchi di trama; in particolare, manca la costruzione di una solida mitologia che contrapponga ai Venom dei nemici mossi da motivazioni interessanti. In tal senso, la storia breve Un racconto di Terra-TRN 644 - di Aaron Covington e Khari Randolph - non riesce a offrire un background in grado di giustificare una tale profusione di azione.
Svanito l’iniziale interesse per gli accattivanti mash-up tra gli eroi della Casa delle Idee e il simbionte, ciò che resta è una sequenza di concitati scontri che alzano un enorme polverone, dal quale però non emerge nulla. Bunn non è nuovo a operazioni del genere: basti citare Mostri Scatenati, evento volto a celebrare la grandezza del genio di Jack Kirby sfruttando alcune sue mostruose creature, ma rivelatosi un buco nell’acqua. Anche in quel caso, lo scrittore statunitense non riusciva a imprimere alla componente narrativa la giusta profondità e il necessario mordente, lasciando che la riuscita del progetto fosse affidata esclusivamente ai disegni, che in questo caso sono opera di Iban Coello.
L’artista spagnolo è abile nell’esaltare il dinamismo e l’energia della saga, rappresentando di fatto una delle pochissime note positive. La gestione degli scontri è buona, così come è affascinante la rilettura in chiave venomizzata di icone dell’Universo Marvel. Pur nella loro brutalità, le soluzioni adottate mantengono sempre una compostezza e un’eleganza che non stona con i toni horror caratteristici di Venom, e avvicina l'interpretazione di Coello a quella primigenia di McFarlane.
Venomverso resta però l’ennesimo passo falso nella gestione di un personaggio dalle ottime potenzialità. Aspettiamo dunque con ansia il rilancio firmato da Donny Cates e Ryan Stegman, che tanto sta facendo discutere negli Stati Uniti.