Venom 12, la recensione
Abbiamo recensito per voi il dodicesimo numero di Venom, il primo targato Legacy
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
È tempo che anche Venom entri nella nuova fase editoriale Marvel, Legacy. Con la pubblicazione del dodicesimo spillato della testata del personaggio creato da David Michelinie e Todd McFarlane, possiamo finalmente leggere in Italia il ciclo di storie scritto da Mike Costa per i disegni di Mark Bagley, artista che ha legato il proprio nome tanto al Tessiragnatele quanto al V-Man.
Tornando alla più recente storia del personaggio, l’alieno Klyntar si è recentemente separato dal precedente ospite, Lee Price, ed è tornato a far coppia fissa con Brock. Purtroppo, la convivenza con l’ex militare ha fatto sì che il simbionte sia ora vittima di improvvisi scatti di rabbia, che lo portano a colpire anche persone innocenti. La soluzione a questa condizione è stata offerta da Liz Allen, presidente dell’Alchemax: il Dr. Steve, un astrobiologo, ha sviluppato un farmaco in grado di stabilizzare le reazioni del simbionte. In cambio, Venom deve occultare la presenza di una colonia di dinosauri umanoidi stanziatosi nelle fogne di New York.
In questa nuova condizione, ritroviamo un Venom deciso a fare del bene e che sembra aver trovato una sua dimensione, alle prese con un cacciatore alla ricerca del prossimo trofeo da esporre nella sua vasta collezione. Nei primi due capitoli di Protettore Letale, Costa punta molto sull’approfondimento del rapporto tra Eddie e il simbionte, un legame morboso che appare sempre più indissolubile. Rispetto alla precedente condizione di sudditanza, questo nuovo status quo è reso perfettamente grazie a dialoghi riusciti - stranianti vista la natura stessa della relazione - capaci di mettere a nudo le paure e le aspettative che l’uno nutre nell’altro.
Il riuscito gioco delle parti imbastito dallo scrittore americano è supportato da un disegnatore legato a sua volta in maniera forte all’universo narrativo dell’Uomo Ragno. Dopo aver contribuito alla realizzazione delle principali saghe ragnesche degli anni ’90 (Maximum Carnage, La Saga del Clone) e a episodi cruciali della vita di Spider-Man (la morte di Zia May su Amazing Spider-Man #400), Bagley ha firmato la run più lunga di tutte in coppia con Brian Michael Bendis sulle pagine di Ultimate Spider-Man. Il suo contributo a Venom, poi, è stato fondamentale: la versione più pompata e dai denti aguzzi è infatti figlia di una sua felice intuizione.
Ritrovare l’artista americano sul personaggio è dunque un piacere, non solo per l’effetto nostalgia che prepotente si insinua nel lettore ma anche per la grande capacità di Bagley di interpretarlo: il suo storytelling è decisamente più funzionale rispetto alla rigidità di certe soluzioni adottate dal suo predecessore Gerardo Sandoval. Le anatomie si muovono sinuose e fluide in tavole accattivanti e di grande pregio che evidenziano, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la bravura di un artista al quale non è mai stato tributato il giusto merito.
Insomma, l’esordio di Venom targato Legacy si dimostra decisamente più convincente e appassionante di Homecoming e del mediocre evento Venomverso.