Vengeance Is Mine, All Others Pay Cash, la recensione | Locarno74

Un melodramma squisitamente popolare e un film di arti marziali serissimo fusi insieme, questo è Vengeance Is Mine, All Others Pay Cash

Critico e giornalista cinematografico


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Vengeance Is Mine, All Others Pay Cash, la recensione | Locarno74

“Un uomo che non riesce a farselo alzare è un uomo che non teme niente” ammonisce un cartello stradale che di colpo si anima. È il primo di una serie che punteggia film con sentenze eccezionali. Ed effettivamente il protagonista è un ragazzo impotente, non riesce a farselo alzare, nemmeno quando ci prova un’esperta prostituta (cioè sua madre!). Per questo cerca la violenza, vuole menare ed essere menato, si fa dare incarichi violenti che porta a termine senza temere niente. Un giorno, in questo desiderio di emozioni forti che compensi l’impotenza, ingaggia una rissa in una cava con una donna che incaricata di proteggere il luogo. Se ne innamora. Ricambiato.

Tocca intendersi però. Già il fatto che questo film così concentrato sulle arti marziali (con coreografie eseguite sempre dagli attori in piani larghi) abbia anche un risvolto romantico così melodrammatico e ben fatto, è sorprendente, ma qui parliamo proprio di cinema popolano indonesiano di periferia realizzato ad arte, di un protagonista che a casa ha un disco di Erik Estrada e di una protagonista che, dopo averlo menato fino allo stremo alla cava, per confessare il suo amore chiama a ripetizione la radio locale per dedicargli canzoni come nemmeno Sophie Marceau negli anni '80! Il loro è un amore fatto di confessioni sotto la pioggia, ruote panoramiche alla fiera e poi masturbazione (di lui a lei, perché il contrario non riesce ovviamente). Tutto realmente tenerissimo.

È così questo film bellissimo di Edwin tratto dal romanzo di Eka Kurniawan: capace di curare sia il melò che le arti marziali in egual misura, fatto di scoperte, gravidanze, matrimoni, vendette, riscatti, morti e anche fantasmi che compaiono. Un film tutto realizzato dal vero, anche un camion che trasporta una quantità senza senso di legna e oscilla sull’autostrada alla massima velocità è reale (e porta un’altra delle molte sentenze eccezionali: “Soli sulle strade, malvoluti a casa”).

Vengeance Is Mine, All The Others Pay Cash (ma che titolo è!?) non si pone limiti con una qualità così onesta al suo racconto che una volta tanto si accoppia anche ad un’incredibile asciuttezza appoggiata ad un cast e una messa in scena da serie B indonesiana, su cui regnano dei villain generici introdotti da uno score che sembra rubato ad una qualsiasi puntata di A-Team. Edwin sembra capace di far funzionare tutta questa materia bassa con un’armonia e una coerenza invidiabili attraverso gli anni, gli amori, l’impotenza e le botte, per estrarre.

La verità è che in questo godibilissimo film indonesiano i sentimenti potranno anche essere molto grossolani ma Edwin ha una mano eccezionale, che unisce la tradizione dei racconti popolari alla modernità di una presenza femminile al tempo stesso corpo sofferente da melò e corpo che fa soffrire d’azione, per dimostrare cosa sia, oggi, un cinema dalle passioni forti. A differenza di molti altri film sul suo genere l’impressione è sempre che non ci sia una scena di troppo e, nonostante la densità di eventi, che si corra sapendo trovare, quando serve, una dolcezza bellissima da vero melodramma, quello in cui alla fine è il tempo il vero villain, e i personaggi si amano come eterni ragazzi.

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