Venezia 75 - The Sisters Brothers, la recensione
Il primo vero e cocente fallimento di Jacques Audiard è un western mancato che è anche un film dei fratelli Coen mancato
Su queste basi Audiard fa un western dai risvolti umoristici in cui la morte non è un evento clamoroso e in cui a regnare è il caso, le assurdità della vita e il caos. Praticamente un film dei fratelli Coen ma senza quella strana forma di distacco che i fratelli prendono quando filmano le loro storie di idioti che fanno idiozie in un mondo cretino. Qui Audiard è vicinissimo ai suoi personaggi e forse proprio per questo tutto suona così sbagliato in un western che non è tale ma vorrebbe esserlo, pieno di ampi paesaggi, cavalcate e momenti che vorrebbero far parte del genere mentre ne prendono le distanze.
Alla fine, privo dell’anima vera del West (cioè il confronto tra l’uomo e il paesaggio, la dimensione di vita selvaggia che lascia emergere la dirittura morale e la tenuta umana di fronte all’asperità) e alla ricerca di una forma di civiltà, The Sisters Brothers butta via anche il classico spunto delle storie di Audiard, cioè avere dei personaggi con alle spalle un passato di violenza che non riescono a vivere perché questo torna ad infestargli la vita. Stavolta è presente ma sembra non contare molto, e anche quella che pare una maledizione a sopravvivere ad ogni scontro di alcuni personaggi è finalizzata al più mieloso e incoerente dei finali.