Venezia 75 - The Nightingale, la recensione
Inno alle minoranze vessate contro la maggioranza bieca, The Nightingale è un rape & revenge incoerente che sacrifica tutto per imporre un'idea
Ci sono le brave persone, umane e comprensibili e ci sono i mostri in questo film in cui i personaggi non sono individui ma rappresentanti di categorie (l’uomo bianco dominatore, l’uomo nero minoranza sottomessa, la donna marginalizzata), posizionati dalla regista e sceneggiatrice da una parte e dell’altra della barricata. E sarebbe anche normale avere dei villain malvagi in un rape & revenge come questo film alla fine della fiera è, se non fosse che stavolta questi villain non parlano solo per sé ma dovrebbero rappresentare il maschilismo tutto, la corrente di pensiero che dominava all’epoca del film (quella della colonizzazione dell’Australia) e che oggi non è di certo scomparsa.
Alla fine tutto sarà limpido e chiaro, sapremo molto bene come dobbiamo pensarla e chi sono “i responsabili”, in una semplificazione estrema di un problema più grande che non può essere giustificata dalla scusante del cinema di genere, perché come già scritto The Nightingale tradisce molti presupposti del rape & revenge e la sua recitazione e i suoi tempi sofisticati lo svincolano dallo schematismo del B movie ammantandolo di ambizioni maggiori. Ma vedere un film così manicheo e infantile su un tema così importante e con pretese così elevate è solo ridicolo.