Venezia 75 - Ricordi?, la recensione
Non riuscito in pieno ma capace di trovare strade nuove intorno a temi abusati, Ricordi? è svantaggiato da un Marinelli non in forma
Fin da subito oscilliamo tra la linea temporale della storia sentimentale (conoscersi, innamorarsi, vivere l’idillio, entrare in crisi ecc ecc) e i ricordi dei due che la narrano, in un avanti e indietro sempre fallace. Spesso i ricordi non collimano (in quelli di uno c’è una folla, in quelli dell’altra no, i vestiti sono diversi e anche un po’ gli atteggiamenti), altre volte sono esagerati, palesemente deformati (l’onnipresenza della neve) e contaminati dai sentimenti. Qui sta l’arroganza stimabile di Valerio Mieli, prefiggersi di contaminare le sue scene con la dolcezza della memoria affettuosa, la rabbia del rimorso, il furore della frustrazione o la tristezza del rimpianto.
La sorpresa allora è che proprio qui non funziona Luca Marinelli, attore fino ad oggi impeccabile che stavolta ripete se stesso e il suo ormai classico personaggio di poche parole ed ombroso, ripiegato in sé. Invece di fare di questa mestizia qualcosa con cui empatizzare, riesce solo a creare distanza e noia, proprio quando servirebbe, perché non sempre i dialoghi di Ricordi? riescono a brillare e alle volte camminano pericolosamente sul filo smielato della ruffianeria. È il rischio che corre chiunque voglia fare poesia al cinema e Mieli ci flirta pericolosamente. Bisogna volergli bene a questo film per decidere di fare finta di niente e godersi quel che di buono c’è (non poco), e in fondo non è nemmeno così difficile.