Venezia 75 - Capri-Revolution, la recensione

La nostra recensione del film Capri-Revolution, diretto da Mario Martone

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Mario Martone con il suo nuovo film Capri-Revolution porta in scena un'epoca di cambiamenti, personali e sociali, seguendo l'evoluzione compiuta da una ragazza, Lucia, che si ritrova al centro di conflitti personali e sociali.

Gli eventi si svolgono nel 1914, alla vigilia dell'entrata in guerra dell'Italia. La tranquillità dell'isola viene scossa dall'imminente conflitto e dalla presenza di un gruppo di spiriti liberi e artisti provenienti dal Nord Europa, guidato da Seybu (Reimout Scholten van Aschat). Lucia (Marianna Fontana) si ritroverà quindi alle prese con delle novità, rappresentate anche dalla presenza del giovane dottore della città, Carlo (Antonio Folletto), e dall'arrivo dell'elettricità, in grado di cambiarle per sempre la vita, spingendola a trovare la propria identità e il percorso da seguire.

Martone si è ispirato alla vera storia del pittore Karl Diefenbach, vissuto a Capri tra il 1900 e il 1913, per creare dei contrasti tra la libertà e i limiti imposti dalla società, tra il desiderio di apprendere e la sicurezza di rimanere fermi sulle proprie convinzioni e posizioni, tra il rapporto con la natura e l'evoluzione tecnologica tra il desiderio di essere indipendente e l'abitudine di rispettare le aspettative della società e, soprattutto, tra arte e scienza, come emerge in modo evidente da un dialogo tra Carlo e Seybu, uno dei passaggi più riusciti del lungometraggio.

La sceneggiatura, firmata dallo stesso filmmaker insieme a Ippolita di Majo, sviluppa bene l'evoluzione e la crescita di Lucia che, pascolando le capre si imbatte in un gruppo di persone così profondamente diverse dai membri della sua stessa famiglia e della comunità in cui è cresciuta, all'insegna del controllo, delle tradizioni e della riservatezza. La protagonista, dopo essere entrata in contatto con questa presenza quasi aliena sull'isola, inizia una trasformazione profonda che, come prevedibile, ha dei legami con gli eventi storici e sociali al centro della trama. Lo script, tuttavia, alterna ottimi passaggi a dialoghi non necessari e, in alcuni casi, al limite dell'assurdo, smorzando in più momenti l'intensità emotiva che poteva emergere dalle interazioni tra i vari personaggi.

Marianna Fontana, star due anni fa di Indivisibili, ritorna sul grande schermo e infonde a Lucia una buona dose di naturalezza e determinazione, interpretando bene le varie tappe della sua crescita, risultando una conferma positiva nel panorama delle nuove generazioni di attrici italiane. I due protagonisti maschili, al contrario, appaiono più limitati all'interno di ruoli piuttosto stereotipati e delineati senza le sfumature necessarie a renderli figure meno strumentali, utili a far progredire il percorso della protagonista, e maggiormente affascinanti dal punto di vista narrativo.

Uno dei punti deboli del lungometraggio è inoltre il montaggio che, in più passaggi, avrebbe potuto essere più attento a non appesantire il racconto con sequenze ripetute in più passaggi, come nel caso dei "riti" e delle abitudini di vita della comune, e alcuni salti tematici e temporali poco brillanti. La regia di Martone appare attenta e con alcuni spunti visivi originali, alternati però anche a elementi meno brillanti affrontati con un approccio piuttosto convenzionale, ma efficace, per quanto riguarda gli intenti del progetto.

La fotografia di Michele D'Attanasio valorizza molto le splendide location in cui è stato girato il lungometraggio, pur avendo in alcune scene un effetto fin troppo irrealistico e innaturale. Capri-Revolution, nonostante i difetti e una parte conclusiva eccessivamente retorica, convince grazie alla storia della protagonista, ben costruita dagli sceneggiatori e interpretata con bravura, elemento che rende la visione interessante grazie al suo legame con delle realtà storiche e sociali tuttora attuali e presenti nella quotidianità italiana.

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