Venezia 75 - 22 Luglio, la recensione
Con poca azione e molta attenzione a quel che è accaduto dopo la strage, 22 Luglio manca di un arco narrativo interessante nella sua seconda parte
C’è un tale rispetto e una tale enfasi nel non spettacolarizzare la tragedia che sono in sé una lezione di cinema, come raccontare qualcosa in teoria appassionante (per quanto tragico l’attacco ha rispettato tutti i canoni del cinema ed è un fatto perfetto per un film d’azione o di tensione), senza sfruttarlo per il proprio tornaconto e comunque creando qualcosa di bello da vedere e interessante da seguire. Il tocco Greengrass diventa lieve e fa un passo indietro proprio là dove poteva indugiare. Cinematograficamente ammirabile eppure forse controproducente.
Purtroppo però l’intreccio della seconda parte funziona pochissimo, cioè l’arco narrativo del ragazzo che deve rimettersi in piedi per arrivare al processo e la tensione riguardo a cosa farà al processo l’imputato (che pianifica con il suo avvocato di leggere una sua dichiarazione) sono deboli. Moralmente di ferro, Greengrass ha fatto tutto nella maniera più giusta e corretta e il suo rispetto per vittime e situazioni è encomiabile. Come è limpida la voglia di raccontare qualcosa di più complicato del solito, cioè l’esigenza di far fronte a simili minacce senza scendere nel loro territorio ma rimanendo sul terreno delle leggi della democrazia. Tuttavia il film progressivamente viene sempre meno, si affievolisce e lentamente si spegne molto prima del finale per assenza di mordente ed eccesso di tirate.