Venezia 74 - Nico, 1988: la recensione
Il primo film della sezione Orizzonti del Festival di Venezia è Nico,1988: un ritratto di grande potenza, esaltato dalla performance di Trine Dyrholm
Senza tremare d'incertezza di fronte alla tragica complessità del personaggio Nico nella fase terminale del proprio percorso umano e professionale, né cedere alle facili lusinghe di un moralismo tanto consolatorio quanto poco in linea con la protagonista, Susanna Nicchiarelli modella la propria storia su uno scheletro di testimonianze dirette, che restituiscono un ritratto di donna impossibile da trattare e, per questo, paradossalmente irresistibile.
Qui, nella scena madre del film, Nico si scatena in una performance memorabile, a dispetto della crisi d'astinenza da eroina che la devasta, moderna menade che sottolinea la componente esclusivamente dionisiaca della sua parabola. Fino all'ultimo sminuirà - giustamente - il suo passato nei Velvet Underground, sfoggiando le rughe come un trofeo che la distacchi per sempre dai trascorsi da bella statuina; fino all'ultimo, ancora, tenterà la tardiva conciliazione del ruolo di madre e artista, dedicando al tormentato figlio Ari una dolcezza pressoché esclusiva, effimero atollo di pace in una tempesta perenne.