Venezia 73 - Voyage Of Time: Life's Journey, la recensione
C'è tutta la visione di Malick della genesi della vita in Voyage Of Time, una che non coincide sempre con la scienza canonica ma che impressiona visivamente
In maniera non dissimile da diversi altri film che nel corso del tempo hanno messo in scena, o almeno ci hanno provato, il processo che ha portato le forme di vita che conosciamo ad abitare il nostro pianeta anche Voyage of Time: Life’s Journey affronta la questione cronologicamente. Prima il big bang, poi i primi organismi minuscoli, poi le forme di vita acquatiche, l’approdo alla terraferma i dinosauri, gli sconvolgimenti climatici, le forme di vita che conosciamo e poi, solo nella breve ultima parte, l’uomo. In questo percorso (scientificamente non proprio inappuntabile e “amico” dello spiritualismo) sono anche inseriti estratti di video a bassa qualità su eventi contemporanei: rivolte, fame nel mondo, povertà, contrasti, guerre. Non manca infine la caratteristica voce fuoricampo che sciorina pensieri filosofici, questa volta affidata a Cate Blanchett. Quella purtroppo sempre più pedante e meno funzionale, sempre più parodistica e per nulla evocativa.
Non è quindi con l’idea di vedere un’opera nuova che sì può guardare Voyage of Time ma per approfondire qualcosa di già visto. Malick sembra esaltarsi nel macroscopico e microscopico, ha un gusto visivo per la rappresentazione dell’immenso o dell’immensamente piccolo che sono (ancora una volta) personalissimi e sempre riconoscibili. Eppure è nell’ultima parte, quando entra in gioco l’uomo (nella forma di aborigeni) che il film decolla. Se in precedenza centra alcune immagini particolarmente sorprendenti, ma non trova mai la facinazione, in quel momento cambia il gioco e Malick comincia a fare Malick, cioè a lavorare in ogni inquadratura mettendo sullo stesso piano d’importanza esseri umani ed elementi. C’è qui una maniera di inquadrare il sole, inteso come palla luminosa, che lo mette sullo stesso piano delle persone o delle piante, rivoluzionando l’impressione che ogni forma di vita abiti un mondo in cui non è l’unica. C’è una passione per i corpi che fa impressione e riempie di meraviglia.