Venezia 73 - Indivisibili, la recensione - Articolo del 6 settembre 2016 - 193157
Nonostante una partenza fulminante e un soggetto di impressionante creatività e suggestione, Indivisibili lentamente abbandona tutte le sue potenzialità #VeneziaBT
Viola e Daisy sono gemelle siamesi, unite sul fianco all’altezza del bacino, Daisy a sinistra e Viola a destra. Le vediamo a letto, una dorme e l’altra si masturba (e la prima nel sonno sembra goderne). Le vediamo svegliate dalla madre il mattino dopo alzarsi dal letto insieme e sedute sul materasso abbracciarsi e baciarsi come saluto mattutino. Infine nel terzo quadretto le vediamo dal letto andare in bagno, chiaramente insieme, e fare pipì insieme e poi (immaginiamo) in doccia.
Per come Edoardo De Angelis è onesto e duro con lo scenario, i corpi e i volti, sembra di essere in un film di Matteo Garrone. Non c’è intrusione poetica nel mondo raccontato, non c’è alleggerimento ma un credo realismo contaminato di paganesimo. Quello purtroppo arriverà dopo. Tutta la prima parte di Indivisibili è una storia che fantastica non è ma si comporta come tale, una di due freak bellissime e sensuali che tutti sfruttano come burattine ma che, casualmente scoprono che non è vero che non possono essere divise, la possibilità c’è e un medico lo farebbe anche gratis. Solo che divise non valgono come unite e la famiglia lo sa bene, ma sa anche che tra poco fanno 18 anni...
A quel punto più che la noia (perché un cambio di ritmo c’è) arriva soprattutto la delusione per quello che tutte quelle idee così incredibili sono diventate: un film italiano triste.