Venezia 73 - Questi Giorni, la recensione
Impossibile da promuovere per eccesso di banalità e insipienza Questi Giorni. Impossibile tollerarne l'ostentata autorialità a fronte del minimo lavoro
Questi Giorni è il grado zero del cinema on the road, ovvero la messa in scena dello spostamento e dell’incontro con gli altri per trovare se stessi privata di qualsiasi afflato o costruzione romantica. I quattro stereotipi che si muovono ne incontrano altrettanti, vivono avventure da film adolescenziale e chiudono con un piccolo drammetto a ricordare che la vita è fatta anche di questo. Da casa i genitori telefonano apprensivi.
Non ha la forza dell’intreccio per avvincere, non mette in scena eventi o personaggi realmente accattivanti, o trattati almeno con punto di vista accattivante. Non è in grado di ritrarre vere ragazze (tutto in loro è falso e la cattiva recitazione è solo l’ultimo anello, la conseguenza di una scrittura e una messa in scena raffazzonatissime), né di fare quella complicatissima operazione filmica che è inscenare la semplicità per parlare della sua delicatezza e meravigliare di nuovo lo spettatore. Non è un film che sa essere duro, né uno che sa (o forse vuole) essere davvero sentimentale. Non tratta bene nemmeno i genitori, tanto è avventata la parte con Margherita Buy.