Venezia 73 - Animali Notturni, la recensione
Pensato su tre piani diversi, finzione, presente e passato, Animali Notturni crea dei paralleli forti ma non sa che farne e alla fine rimesta nel vuoto
Amy Adams, la cosa migliore del film (di nuovo) è una donna con un matrimonio alle spalle, che riceve la bozza del romanzo del suo ex, dopo 20 anni in cui non si sono sentiti. Lungo tutto il film legge il manoscritto e quando lo fa vediamo in immagini ciò che è contenuto nelle pagine, una storia durissima di violenza e vendetta. Nel romanzo infatti un uomo, sua moglie e sua figlia (l'uomo nell'immaginazione della protagonista ha le fattezze del suo ex, Jake Gyllenhaal, e la moglie le somiglia, è Isla Fisher) sono fermati nella notte da un gruppo di redneck che abusa delle due donne e le uccide, da quel momento lui vivrà per avere la sua vendetta. Mentre lo legge però la protagonista ripensa anche alla sua vita e alle scelte che l'hanno portata ad allontanarsi dall'ex marito, ripensa cioè alla donna che era (vogliosa di seguire i sentimenti invece che la convenienza economica) e a quella che è (materialista come sua madre che una volta disprezzava).
film tecnicamente impeccabile, che non riesce mai imporsi nell'agenda dello spettatorePerché anche il parallelo tra la storia di dolore, sofferenza e privazione del romanzo che viene letto e la dimensione emotiva della donna che lo legge, in cui viene risvegliata la voglia di una vita panica, è solo tratteggiato e non usato. Una volta che abbiamo capito che quelle sensazioni lette sono le stesse riportate a galla in chi sta leggendo, il film non affonda la stoccata, non mette a frutto la maturata consapevolezza nello spettatore, lasciando tutto, ancora, nel vuoto, convinto che il senso a suo modo emergerà da sè.