Venezia 72 - Remember, la recensione
Contro tutto e contro tutti, incluso se stesso, il protagonista di Remember dà la caccia ad un vecchio nazista con il piglio di Memento e le tecniche di 24
Era un classico degli anni '60 e '70, qualcuno che scopre o va a cercare dei vecchi gerarchi rimasti nascosti da qualche parte, sotto mentite spoglie, insospettabili padri o nonni di famiglia, un classico che torna qui proprio all'ultimo momento possibile (i protagonisti hanno ben più di 80 anni e dovevano essere giovanissimi negli ultimi anni di guerra, siamo al limite proprio) in una delle sue vesti migliori.
La forza di Remember sta proprio nella maniera in cui Egoyan puntella di fantastici momenti di puro thriller lo sforzo disumano di Zev. Anziano, malato e con dei preoccupanti vuoti di memoria a cui cerca di ovviare scrivendosi tutto, il protagonista di Christopher Plummer arranca per tutto il film, si muove con difficoltà, gli tremano le mani e si aggira come un candido vecchietto che chiede aiuto a tutti. In buona sostanza è un uomo che lotta contro i propri limiti (mentali e fisici), animato da un compito superiore, un obiettivo da portare a termine a tutti i costi. La sua è una parabola fantastica di sopravvivenza al decadimento, di carattere e ardore.
Poteva essere davvero un film fieramente anni '70 non fosse per la maniera molto moderna con cui Egoyan si muove tra ironia e serietà, con cui da canadese prende in giro la politica statunitense sul porto d'armi, con cui ride dell'anzianità dei suoi protagonisti mentre è dannatamente serio nel lavorare con tutti gli elementi del cinema.
C'è una straordinaria sequenza di pura paura, in una casetta isolata, in cui il regista crea il paesaggio sonoro del campo di concentramento lavorando di urla e cani che abbaiano, un momento di cinema complicato e molto riuscito sia per come ci si arriva che per come Remember riesce ad uscirne. Ed è solo uno dei molti che non riescono ad oscurare un finale molto tirato via, sbrigativo e decisamente troppo conciliatorio per le basi gettate. Ma per l'appunto sono dettagli, la battaglia di intelligenza di Max e il suo respiratore infilato nel caso, coordinata con quella tutta nervo e carattere di Zev e la sua demenza sono una scalata paragonabile solo alla grande avventura di Carl Fredericksen in Up.