Venezia 72 - Mate-me por favor, la recensione
In concorso nella sezione Orizzonti, brilla l'esordio Mate-me por favor, che dipinge turbamenti adolescenziali mescolando amore e morte
Se l'apertura del film lo connota inizialmente come un thriller adrenalinico, una rapida virata chiarisce da subito la fuga, da parte della regista, dagli schemi di genere tradizionali. La caccia al serial killer che miete vittime tra le quindicenni di Barra da Tijuca, quartiere gelido e anonimo di Rio de Janeiro, non è altro che l'espediente narrativo per mostrare un'adolescenza inquieta, alle prese con le parallele pulsioni di amore e morte.
Il marchio della morte resta impresso su Bia nel momento in cui ella stessa decide di suggellare la macabra alleanza tra questa vita e la prossima attraverso un bacio impresso sulla bocca della giovane uccisa tra le sterpaglie: sterpaglie che diventano, nella scena finale, giaciglio e forse tomba di Bia, in una conclusione enigmatica che a molti ricorderà la sospesa chiusura di Antichrist. E se l'indagine della regista brasiliana sui corpi delle sue protagoniste è tanto puntuale da risultare quasi morbosa, il suo stile coraggioso e tagliente ne legittima ogni insistenza.
Un esordio, quindi, più che promettente, che regala finalmente a Orizzonti un prodotto fresco e nuovo, in linea con l'ispirazione più autentica di quella che è, da sempre, una delle sezione più interessanti del Festival lagunare.