Venezia 72 - Go With Me, la recensione

Un B movie inesorabile e rinfrescante, pensato come un western e realizzato come un'opera svelta. Go with me è una piccola perla

Critico e giornalista cinematografico


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In mezzo ai boschi al confine tra Stati Uniti e Canada, in un posto in cui la legge è solo lo sceriffo, lo sceriffo non vuole occuparsi di Blackway. Quando Lilian si reca da lui, denunciando l’uomo per stalking, percosse e per avergli decapitato il gatto, lo sceriffo (che nemmeno porta l’uniforme) le consiglia di andarsene da quella città. Non c’è legge, ci sono solo gli uomini. Lilian che da anni mancava da quei luoghi si rivolge allora agli anziani che lavorano alla segheria, l’attività che regge il centro abitato, e anche loro le consigliano di andarsene, nessuno vuole mettersi contro Blackway, soprattutto per una che fino a ieri nemmeno conoscevano. Nessuno tranne un anziano boscaiolo di poche parole e molte motivazioni (le scopriremo però solo noi in un flashback) che contro il parere di tutti decide di averne abbastanza e si lascia contagiare dall’ostinazione di quella donna indifesa che vuole difendersi. Con loro i due trascineranno anche lo scemo del villaggio, cervello fino e mani grosse.

È questa la trama di Go with me, la lunga caccia ad un uomo che per più di metà film ci viene solo descritto dalle parole e dalle minacce altrui. Contro Blackway non ci si mette, a Blackway non la si fa, non sapete a cosa andate incontro, è meglio che rinunciate. Ma i tre si sono stufati di avere paura, proprio come nei migliori western, quelli in cui i singoli si staccano dalla comunità pavida e sono disposti anche ad andare incontro alla morte per affermare la necessarietà di un’etica. Ovviamente non stiamo parlando delle persone migliori del mondo, solo di un gruppo che decide di opporsi alla “persona più pericolosa in circolazione” perché ne hanno abbastanza.

Daniel Alfredson esordisce nel cinema americano andando a fondo nella mitologia statunitense, con sé porta il suo stile controllato ma immerge le mani nel west moderno, nei paesaggi lugubri di foreste umide e invernali, riempiendo il suo film di indiani corrotti, uomini pavidi, donne di carattere e sfide a colpi di fucile.
In questo film dalla storia ben più che essenziale quel che rimane, come è giusto che sia, sono questi tre personaggi interessanti più nel gruppo che creano che individualmente. Il terzetto eterogeneo e mal assortito di una mente inesorabile, una donna che è motore e volontà, determinazione e disperazione, uniti allo scemo dal cuor d’oro e la testa dura, fanno appello alle basi della storia del cinema americano con una partecipazione e una sincerità ammirevoli. Go With Me è un B movie rinfrescante.

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