Venezia 71 - The Postman's White Nights, la recensione

The Postman's White Nights è il penultimo film del Concorso e ci presenta la buffa comunità di un grande lago al Nord della Russia

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E dopo i Mari di Fedorchenko ecco i laghi di Končaloskij.

Se Fedrochenko ha dedicato due film (Silent Souls, premiato proprio qui a Venezia nel 2010, e Spose celesti) al popolo mezzo scomparso dei Mari (europa centrale, tra Russia e Finlandia), il veterano Končaloskij ha deciso di prendere il traghetto e trasferirsi presso il Lago Kenozero, non troppo avulso geograficamente da quell'area nordeuropea in cui transitavano le genti tanto amate da Fedorchenko.

Molto bello il suo The Postman's White Nights.

Siamo a nord della Russia, in lande deserte dove l'esercito lavora alacremente per lanciare dei razzi nello spazio.

Degli enormi mosconi si sentono costantemente andare a sbattere e risbattere contro i vetri delle baracche. E' il sottofondo fisso di qualsiasi scena ambientata in interni. Una metafora dell'incapacità di questi russi di evadere dalla loro realtà soffocante? Sono loro i rumorosissimi mosconi?

Qui a Lago Kenozero la vita scorre serena e senza grandi botti. A parte quelli dei razzi che partono verso il cielo ma che gli abitanti del lago... hanno letteralmente sempre e solo alle loro spalle (c'è un'inquadratura in questo senso veramente divertente). Seguiremo la vita di una comunità di circa 10 personaggi attraverso il lavoro del postino del luogo, un tipo buffo ex alcolizzato simile a Gary Busey sempre pronto con le sue calosce e improbabile completo mimetico a portare lettere, bollette e vaglia a tutti gli amici conoscenti in riva al lago. Si muove con il suo motoscafo e l'acqua sembra immobile e senza increspature.

Grandi somiglianze del Concorso 2014: Reda Kateb di Loin des Hommes è Warren Oates, Romain Paul di Le dernier coup de marteau è River Phoenix mentre il postino di Konçaloskij Aleksey Tryapitsyn... è appunto somigliante a Busey padre.

E le persone che vivono nel lago a chi somigliano? Chi beve sempre (Bombolino), chi vorrebbe tornare in città (una single con figlio amata dal postino ed ex compagna di classe), chi ripete ogni giorno "Oggi ammazzo qualcuno", chi bestemmia con grande pacatezza (era dai tempi del Kim Rossi Stuart di Anche libero va bene che non assistevamo a una blasfemia così controllata), chi si entusiasma perché passano Un uomo, una donna (1966) di Lelouch in tv, chi vorrebbe solo parlare di quello che ha visto quando combatteva in Vietnam (pochissimi film raccontano la Guerra in Vietnam dei russi, effettivamente).

Il postino flirta con qualche donna ma alla fine è sempre solo a casa, con le sue vecchie ciabatte pronte ad accogliere ogni mattina le grandi unghie incarnite mentre un misterioso gatto ogni tanto gli fa visita e quei i nuovi denti che ammira allo specchio del bagno sono un bel segno del fatto che sì, quel vuoto orribile frutto dell'alcolismo di gioventù è stato riempito dalla ritrovata saggezza di una riflessiva maturità.
"Eri scemo e scemo sei rimasto" gli dice però la donna che lui ama e che lui vede masturbarsi (ma quanto poco sesso c'è in questo Concorso 2014?).
Fa parte del corteggiamento, anche, fare delle gite con il figlio di lei appassionato di Batman (tantissime citazioni di supereroi o vendicatori mascherati a partire da Birdman in questa Venezia). Sono i momenti più delicati e belli del film. Soprattutto un'avventura in un tratto misterioso di lago dove l'adulto postino terrorizza il bambino so-tutto-io attraverso la possibile presenza di un mostro.
Il film viaggia così. Di episodio in episodio. L'immagine digitale è così umida e vivida da restituire perfettamente la potenza della zona lacustre.
E il nostro postino? Ricadrà vittima della bottiglia? Il postino beve sempre due volte?
Končaloskij lo conosciamo e lo amiamo. Uno che nella vita riesce a dirigere film come Siberiada (1979; Gran Premio della Giuria a Cannes), A 30 secondi dalla fine (1985; da un'idea di Akira Kurosawa), Tango & Cash (1989) con Stallone Kurt Russell e la resurrezione autoriale La casa dei matti (2002; Gran Premio della Giuria a Venezia)... è un avventuriero della settima arte che merita il massimo rispetto.
Questo film rappresenta una fase contemplativa dove il nostro si interroga sulla compattezza di una comunità isolata del mondo e, in un finale forse troppo conciliatorio, si dà anche una risposta bella convinta. C'è il governo russo dietro il finanziamento della pellicola.
Si sente, oltre il grande cinema di volti e momenti di respiro e significato, la direzione esterna verso una rappresentazione della vita di campagna che soffochi le possibili conflittualità interne (depressione dei suoi abitanti) ed esterne (rivalità con la metropoli) a favore di un vivere semplice e sereno.
Nonostante i mosconi facciano un casino pazzesco.

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