Venezia 71 - The Boxtrolls, la recensione

Al Festival di Venezia è stato presentato The Boxtrolls, incantevole favola in stop motion, opera dei realizzatori di Coraline e Paranorman

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Echi del miglior Tim Burton senza la pesantezza vacua del peggior Tim Burton in The Boxtrolls, nuovo film in (superlativa) stop motion 3D di Anthony Stacchi e Graham Annable, presentato in anteprima mondiale al Festival di Venezia. Lo studio d'animazione Laika, realizzatore dell'opera, ha d'altra parte un curriculum breve ma brillante che faceva ben sperare, avendo già regalato al pubblico Coraline e Paranorman.

La trama di The Boxtrolls è presto detta. Nell'elegante città di Cheesebridge, la popolazione è divisa in due: in superficie ci sono gli umani, nel sottosuolo abitano i boxtroll, bizzarri mostriciattoli vestiti con scatole di varia provenienza da cui ognuno di loro prende il proprio nome. Tra loro cresce il piccolo Eggs (Isaac Hempstead-Wright) – battezzato anch'egli in base alla scatola in cui è stato rapito (secondo la versione diffusa tra gli umani) o consegnato (secondo la versione dei boxtroll). La città in superficie vive nel terrore dei mostriciattoli, su cui il perfido Archibald Snatcher (Ben Kingsley), bramoso di ottenere la prestigiosa “tuba bianca” che gli donerebbe un ruolo nel governo della città, ha diffuso voci false e orrende. Quando Snatcher mette in atto l'ultimo, diabolico passaggio del suo piano criminale per sterminare tutti i boxtroll, Eggs sale in superficie per salvare quella che considera a tutti gli effetti la propria famiglia.

Il comparto di doppiatori di The Boxtrolls è davvero impressionante: ai già citati Hempstead-Wright e Kingsley si uniscono anche Nick Frost, Tracy Morgan, Elle Fanning, Richard Ayoade, Jared Harris, Toni Collette e Simon Pegg. E le duttili vocalità di questi interpreti d'eccezione ben si sposano all'ampia gamma d'espressioni dei personaggi,  tra cui spicca il camaleontico cattivo Snatcher, tanto avido da rischiare il tutto per tutto pur di ottenere qualcosa che potrebbe essergli addirittura fatale. Il suo "cambio di panni" è una delle trovate più divertenti e innovative del film, e mostra un inedito villain non del tutto a suo agio con la propria identità sessuale, senza in realtà sconfinare mai nell'esplicito - ma stiamo parlando pur sempre di un film d'animazione, non di Almodovar. Lode a parte merita poi la pittoresca, romantica scenografia, frutto di un lavoro di fusione tra Settecento e Ottocento che fa genuinamente strabuzzare gli occhi dalla meraviglia - grazie anche a un uso sapiente ma mai prepotente del 3D.

Dal punto di vista tematico, il film - basato sul romanzo Here be monsters di Alan Snow - tocca corde care al cinema d'animazione: il concetto di genitorialità, la presa di coscienza di sé, la mancanza di comunicazione tra adulti e bambini. Il tutto, va detto, attraverso dei passaggi narrativi più che prevedibili, segnati da colpi di scena che tutto sono fuorché colpi, ma impreziositi da citazioni deliziose che spaziano dal Doctor Who (i disinfestatori che esclamano "Exterminate!") fino al Wilder di A qualcuno piace caldo ("Lo ammetto, non sono una rossa naturale!").

Tutto qui? Niente affatto. Sotto la patina colorata e giocosa, The Boxtrolls cela una sottile, acuta critica all'ottusità del potere, usando metafore che incuriosiranno molto più gli adulti che i bambini. Cheesebridge è  infatti una città decadente, che non evolve, i cui governanti sono accecati dal proprio ingordo appetito, ossessionati dal formaggio al punto da ignorare i reali problemi dei cittadini - oltre a quelli delle proprie famiglie, in un gorgo ignobilmente becero la cui unica via di salvezza finisce per essere una sorta di pacata anarchia. Non è cosa comune, in un film per l'infanzia; ma è una direzione matura che indubbiamente fa riflettere gli adulti e, per questo, ci piace molto.

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