Venezia 71 - Red Amnesia, la recensione

Wang Xiaoshuai porta in Concorso un dramma familiare sotto forma di enigmatico thriller. Red Amnesia è difficile da dimenticare

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Storie di fantasmi cinesi in Concorso al Lido con Red Amnesia del già premiatissimo Wang Xiaoshuai esploso nel 2001 con Le biciclette di Pechino ma scoperto in Italia dal Taormina Film Fest diretto da Enrico Ghezzi.

Ci sono cicli anche in questo gran bel film ma sono storici e non a due ruote come quel celebre film del 2001.

Il ciclo della Cina comunista della Rivoluzione culturale e il ciclo della Cina di adesso, sempre più proiettata verso un'economia di mercato.
A impersonare le due epoche c'è Deng, vedova anziana con madre ancora più anziana di lei muta in ospizio (la vecchia mamma è un'altra Cina, ancora più persa nel passato) e due figli distaccati (uno etero con famiglia, uno gay con gravi sensi di colpa) da visitare anche contro la loro volontà. "Non si può più fare affidamento sui figli" sentiremo dire dalle sue amiche mentre lei ascolta in silenzio.

Deng ha problemi pratici (i figli la sentono come una presenza ingombrante), onirici (ossessivamente è abitata da immagini del passato di fabbriche abbandonate nei boschi) e telefonici (c'è un maniaco che la perseguita chiamandola senza dire niente).
Ma non immaginate un taglio duro. Il film è morbido grazie a dei movimenti di camera calibratissimi che seguono Deng per la città e un sole caldo che fa sembrare Pechino bella e accogliente. Deng un tempo doveva essere bellissima e ancora oggi cura il suo aspetto con grazia.

Il film è un thriller ma estremamente pacato. Mano a mano si dipana la matassa e il giallo che riguarda le telefonate del maniaco ci è costantemente presentato mischiato ai viaggi mentali di Deng, spesso vittima di un nervosismo che sospettiamo non sia solo frutto del disturbatore. Così mischiati sono i criminali di adesso con le visioni del passato che non è difficile pensare che tutto possa essere un "trip" della nostra protagonista forse inattendibile.

Qui ci fermiamo perché Red Amnesia ha bisogno che il suo mistero venga protetto. Sappiate solo che potrebbe esserci un omicidio, una visita a casa di Deng che ricorda le irruzioni altruiste di Ferro 3 di Kim Ki-Duk e un viaggio tra le montagne della Cina più remota dove Deng dovrà affrontare i fantasmi del suo passato in tutta la loro dolcissima concretezza. E' questo quello che sconcerta Deng e piace da morire ai nostri occhi: la vendetta può essere ancora più letale se arriva con calma, gentilezza, magari un sorriso (quello del cadavere di Don Puglisi che tormenta il Gaspare Spatuzza del finale de La trattativa).

Cosa ne possono sapere i figli della Cina di oggi di quello che hanno passato i loro genitori su quelle montagne sotto Mao?
Riusciranno le diverse generazioni a parlarsi o la comunicazione sarà una telefonata senza voce che mette solo paura?
Veramente un gran bel film.

Abbiamo trovato chi può battere per noi Alba Rohrwacher per la Coppa Volpi.
E' Lü Zhong, ovvero l'ansiosa Deng.
Bella, fiera, colpevole.

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