Venezia 71 - La Rançon de la Gloire, la recensione
Un'altra commedia in Concorso a Venezia 71. E' La Rançon de la gloire di Xavier Beauvois. Criminali da strapazzo alle prese con la salma di Charlie Chaplin
E' una parola, ragazzi. Sia perché ad interpretarlo è il sopraffino Benoît Poelvoorde, in grado di passare negli anni dalla comicità slapstick con Dany Boon (Niente da dichiarare?) al ruolo del nobile che ama non ricambiato una grande futura stilista (Coco), sia perché Eddy... diciamo che il senso del ridicolo lo incarna alla perfezione anche se spesso non lo riconosce affatto. Soprattutto in se stesso. Molto probabilmente si rimetterà presto nei guai.
L'anno scorso fu premiata per la Miglior Sceneggiatura la strana coppia di Philomena e quest'anno ecco arrivare in Concorso la seconda commedia su tre film presentati. Titolo: La rançon de la gloire. Protagonista: Eddy. Ispirato a una storia vera il film di Xavier Beavoius (bravo regista di Uomini di Dio e grande attore in cameo nel nostro Un castello in Italia) vede il buffo e beone Eddy fare squadra con il serio e accigliato Osman, il quale lo ospita appena uscito di galera tra le baracche fatiscenti ma ricche di dignità delle sponde meno nobili del Lago di Ginevra.
Eddy, Osman e la piccola Samira (figlia di Osman) tirano avanti tra cene frugali e scambi divertenti (la piccola vorrebbe andare all'università sconcertando del tutto i due uomini).
Cosa potrebbe sconvolgere la vita di persone così umili?
Le cure mediche necessarie alla mamma di Samira e la morte improvvisa di Charlie Chaplin.
Perché non rubarne la salma per poi chiedere un riscatto?
Ecco allora la commedia prendere i connotati dell'avventura di criminali improvvisati nella piena tradizione della commedia all'italiana dal capostipite I soliti ignoti (1958) all'ultimo fulgido esempio Smetto quando voglio (2014).
Personaggi chapliniani (l'interno della baracca di Osman ricorda molto gli ambienti de La febbre dell'oro) di ultimi della classe sociale alle prese con una bara da trafugare e un riscatto da chiedere.
Ma saranno in grado di delinquere correttamente questi due dolcissimi ladri da strapazzo?
Ed ecco partire un'adorabile susseguirsi di azioni criminali piene di silenzi, incapacità (Eddy cala sempre la somma del riscatto di telefonata in telefonata) e incomprensioni linguistiche degne di Fantozzi.
“Bastano una pala e le palle” dirà Eddy, intento com'è nel dissotterrare Chaplin dalla tomba originaria per poi collocarlo in un campo sperduto.
I due sono amiconi, qualcosa di importante li lega. Forse anche più dell'origine comune da immigrati (uno dal Belgio, uno dall'Algeria) che noi conosciamo bene visto che siamo il paese che ha prodotto il capolavoro Pane e cioccolata (1974).
La Svizzera in questo film non è cattiva. Anzi. Tende a compatire più che prendere a scudisciate i due. E poi è tutto vicino, accessibile, senza barriere. Per fortuna che a tenere alta la tensione c'è un cattivissimo Peter Coyote (ottima forma fisica per il protagonista di Luna di fiele di Polanski), qui nei panni dell'assistente storico di Chaplin incavolato come una bestia per lo spiacevole fattaccio.
Cosa ci ha fatto più ridere? Eddy e Osmane che vedono in una sequenza di rilassati stacchi a camera fissa dall'interno della loro baracca la progressione di contraddittoria retorica di telegiornali che ricordano il regista di Luci della ribalta, Tempi moderni e La febbre dell'oro come “cantore dei poveri” mentre due secondi dopo sono impegnati a elencare, ed inquadrare, i faraonici possedimenti e le infinite risorse finanziarie del morto illustre.
Ma non pensate che il film sia abitato dallo humour acre.
E' invece una fiaba moderna, molto chapliniana, dove nessuno si fa male, i bambini sono più intelligenti dei grandi e i torti si possono riparare chiedendo scusa a una tomba.
C'è anche l'arrivo di un simpatico circo itinerante capitanato da Chiara Mastroianni.
Chaplin avrebbe molto apprezzato. Ci scommettiamo.