Venezia 71 - Pasolini, la recensione [2]

Senza personalità e molto vittima del personaggio il Pasolini di Ferrara ha pochissimi guizzi e annega in un mare di noia

Critico e giornalista cinematografico


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L'impresa era folle di suo ma proprio per questo affidata ad Abel Ferrara poteva scatenare una vitalità incontenibile, di quelle tipiche del regista italoamericano, vicinissime alla morte eppure forse proprio per questo indomabili. Invece Pasolini è un biografico nello stile contemporaneo, che non racconta tutta una vita ma cerca di fare una sineddoche prendendo un piccolo momento (l'ultima giornata di vita) per raccontare un intero personaggio. In più Ferrara ricostruisce alcune scene del film che Pasolini aveva in mente usando Ninetto Davoli nel ruolo che sarebbe andato a Eduardo De Filippo e Riccardo Scamarcio in quello che sarebbe andato a Davoli.

Fin dall'inizio ci sono delle scelte stranianti che si rivelano inaspettatamente vincenti: a cominciare dall'ambientazione tra moderno e passato, con vestiti, giornali, oggetti e dettagli d'epoca ma sfondi e città moderna (cioè il paesaggio) per finire con la lingua parlata, un misto di italiano e inglese in cui sembra che ogni attore usi la propria (il che significa che Willem Dafoe parla più che altro inglese e ogni tanto il suo italiano con accento americano). É il Ferrara migliore, quello che se ne frega di tutto, che segue quel che gli interessa e non teme di piegare le consuetudini del cinema, difatti sono le cose che funzionano di più e creano un ambiente unico.

Purtroppo però la maggior parte del film è fatta dal Ferrara peggiore, quello degli ultimi anni che invece alle convenzioni di un cinema di rapida fattura e ordinaria costruzione vuole sempre rispondere. Pasolini vaga per i suoi 30 minuti di durata come un viaggio (non era diverso in fondo Mary), un continuo spostarsi e avvicinarsi al momento della morte. Ma in questi spostamenti Ferrara segue il suo protagonista come un entomologo, annotando quel che accade e guardandolo arrivare alla spiaggia senza fare nulla, senza muovere un passo o smuovere un cuore, senza avere uno sguardo sugli eventi che suggerisca qualcosa di più di quel che vediamo.

Totalmente vittima e soggetto al personaggio quando il film racconta Pasolini lo fa solo attraverso le sue parole oppure la ricostruzione delle scene del film mai realizzato (totalmente folle perchè girate senza stile e senza voglia, senza imitare per fortuna ma anche senza creare), mai attraverso Abel Ferrara.

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