Venezia 71 - Hungry Hearts, la recensione [2]

Arriva il secondo film italiano in Concorso. E' l'incubo horror travestito da dramma sulla maternità Hungry Hearts firmato Saverio Costanzo

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Saverio Costanzo torna ad aggredire i nostri sensi con Hungry Hearts, il film più inquietante e bello del Concorso veneziano fino a questo momento.

Che qualcosa puzzi alla vegana Mina nella storia d'amore con l'ingegnere Jude è chiaro fin dalla prima scena che vede i due rimanere bloccati nel bagno maschile di un ristorante cinese dove lui ha una sorta di attacco di dissenteria facendole tappare il naso per via di sulfuree zaffate.
Qualcosa puzza.

Sembra una gag comica, e in un primo momento lo è, ma poi alla fine assumerà tutti i connotati di una premonizione di sventura e un segno di futuro inquinamento nella vita della nostra Mina, ossessionata dalla purezza di un corpo che va difeso a tutti i costi dai miasmi della società contemporanea.
Saverio Costanzo è fatto così. Prende uno spunto cinematografico e si diverte a destrutturarlo attraverso mille contaminazioni, soprattutto con il cinema di genere horror e thriller che lui sembra amare moltissimo e che sempre, fin dal fulminante esordio Private, aggiunge una tensione speciale a tutti i suoi film. Come fosse quell'ingrediente segreto che fa esplodere il prodotto arthouse aggiungendogli quella malizia mainstream che vuol dire intrattenimento e sensuale sviamento delle nostre aspettative di spettatori. Assai divertente.

Sembra una semplice storia d'amore. Sembra un film d'autore di interni in cui una giovane coppia dovrà affrontare problemi personali legati ai rispettivi lavori, nazionalità diverse (lei affronta subito una proposta di trasferimento) e improvvisa maternità.
Sembra pure ambientato a New York, città che si impone sempre nei film ma che qui Costanzo, con i suoi soliti contrappunti all'ovvio, relega a spazio mentale come tanti.

Lui è un ingegnere americano razionale e dannatamente simpatico (Adam Driver è una scelta perfetta), lei una non precisata impiegata italiana dell'ambasciata apparentemente solo un po' hippie. Il tanto che basta per farci pensare: "Che bella coppia".
Dal parto... tutto comincia ad assumere i connotati dell'incubo e Mina, lentamente, assume sempre più la postura di una strega diafana intenta a crescere il bambino come un "prescelto" non rispettando le regole di una comune pediatria occidentale cui Jude in fondo crede, pur essendo vegetariano come lei.
La creatura non cresce. Che si fa?

Applausi a scena aperta per Alba Rohrwacher e forte candidatura ad oggi per la Coppa Volpi.
Tensione, sguardi strani, un neonato rachitico (meriterebbe la Coppa Volpi pure questo inquietante bambino già raggrinzito), una madre di lui che entra in conflitto con Mina e dottori convenzionali contro unguenti misterici come lo Yolax, parente stretto, a livello di drammaturgia horror, della radice di Tannis di Rosemary's Baby.

Già. Rosemary's Baby. E se Mina fosse una Mia Farrow carnefice? Se a salvare il bambino volessero essere in questo caso quelli che lei considera dei "peccatori"?
L'incubo si fa sempre più concreto, l'immagine si deforma e il film diventa sempre di più una danza macabra tra Jude e Mina per il controllo del bebè scandita da perentori attacchi di archi e dissolvenze in nero che sanno di inesorabile marcia verso la morte.
Cosa risolverà il tutto? Un coltellaccio da cucina brandito nel momento di un abbraccio (momento magistrale), la rabbia fisica di Jude (Driver ha sfondato con il suo falegname simpaticamente manesco fin dalla serie tv Girls) o la rivalità sempre più crescente tra la vecchia, scurrile, madre di lui e una sempre più alienata Mina?

Che Alba Rohrwacher fosse bravissima lo sapevamo già. Che potesse anche diventare una versione cattiva della Mia Farrow di Rosemary's Baby o una sorella più laida della Catherine Deneuve di Repulsion... beh questo proprio non ce l'aspettavamo.
Che cos'è Hungry Hearts? Un horror sulla paternità dalle parti di Eraserhead di Lynch? Il conflitto tra un mondo maschile che impone la scelta (lei viene ingravidata da Jude nonostante gli ripeta durante l'amore: "Vieni fuori! Vieni fuori!") e mondo femminile che quella scelta o la rispetta con truce indipendenza (madre di Jude, temuta anche dal figlio per la sua sgradevolezza) o la combatte sprofondando nella follia (Mina)?

E soprattutto... da quale punto di vista viene raccontata la storia?
Ci sono tanti misteri in Hungry Hearts ma sono vuoti affascinanti che stimolano piuttosto che irritare.
E' un film che lascia sconcertati, spaventati, inquietati, spiazzati ed eccitati.
Come ogni film di Saverio Costanzo, lo porteremo dentro per molto tempo.
Come un bambino sgraziato che non sappiamo se vogliamo amare per sempre o uccidere ogni giorno.

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