Venezia 71 - Burying the ex, la recensione

Joe Dante porta al Festival di Venezia il suo Burying the ex, commedia horror sulla fine di una storia d'amore

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Poco ma sicuro, i vegani in questo Festival di Venezia non stanno facendo una bella figura, almeno a giudicare da Hungry Hearts di Saverio Costanzo, dove un'odiosissima, squilibrata Alba Rohrwacher, con la scusa del veganismo, riduce alla fame il figlio neonato sotto lo sguardo attonito del povero marito. Non suscita maggior simpatia la Ashley Greene di Burying the ex, commedia horror firmata dal maestro Joe Dante e presentata oggi al Lido. La bella attrice smette i panni noiosamente vampiri di Twilight per dedicarsi anima e corpo al personaggio di Evelyne, blogger ambientalista fidanzata con Max (Anton Yelchin), che a sua volta lavora in un negozio di articoli macabri e ha un'autentica passione per gli horror degli anni '60: dai cult della Hammer con Vincent Price, Peter Cushing e Christopher Lee per arrivare ai nostrani B-movie di Margheriti e Bava con la diafana Barbara Steele. E il film di Dante è pieno zeppo di omaggi e citazioni a quel cinema riscoperto e amato da grandi nomi di Hollywood - Tarantino su tutti - per il piacere dei tanti appassionati, non ultimo il gustoso cammeo di Dick Miller, volto simbolo del genere horror con all'attivo più di cento titoli.

Citazioni a parte, Burying the ex è una scommessa vinta a tutti gli effetti: non solo è straordinariamente spassoso, fresco e ritmicamente impeccabile - complice il brioso, giovanissimo cast - ma riesce a eseguire un elegante slalom tra i cliché del genere horror, senza caderci ma sfiorandoli uno a uno e sfruttandoli a proprio vantaggio. Ritroviamo infatti la visita notturna al cimitero, abituale teatro di mattanze nei film dell'orrore, e qui riconvertito a improvvisata alcova. Viceversa, è nel nido domestico che si annida il pericolo, incarnato proprio dalla rediviva Evelyn, zombie innamorata e non più tanto vegana.

Sotto gli aspetti direttamente derivati dal genere horror, Burying the ex si rivela essere una commedia acuta sulla fine di un amore, filtrata attraverso la metafora dell'impossibilità di liberarsi dal cadavere scomodo e invadente della ex fidanzata. Il parallelo non è - e non vuole essere - sottile, ma non per questo perde d'efficacia. Non va sottovalutato, in tutto ciò, la costruzione di un personaggio femminile, la graziosa gelataia Olivia (Alexandra Daddario), che con il suo corteggiamento serrato nei confronti del "vedovo" Max sdogana un tabù sessista obsoleto ma ancora troppo diffuso nel cinema.

Insomma, c'è più originalità e dinamica di coppia in questo spassoso, frizzante horror del sessantasettenne Joe Dante che nella paludosa, involontariamente ridicola parabola tragica del trentottenne Saverio Costanzo. La fine di una storia e l'incompatibilità caratteriale sono argomenti che ormai il cinema ha affrontato tante, forse troppe volte: la coscienza impone di raccontarli in modo quantomeno originale. E Joe Dante ci è riuscito, senza annoiare né forzare la mano, costruendo un gioiellino che intrattiene con intelligenza e racconta i giovani come solo un regista giovane (dentro) può fare. Non occorre per forza essere pesanti per raccontare come finisce un amore.

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