Venezia 71 - 99 Homes, la recensione
Ramin Bahrani torna al Festival di Venezia con 99 Homes, in cui Garfield e Shannon sono angelo e diavolo tentatore contemporanei
L'intreccio, come già detto, è a dir poco elementare: giovane puro e innocente irretito dal demonio di turno, ascende socialmente e, in parallelo, affronta la sua caduta come essere umano. Il tentato e il tentatore, nella fattispecie, hanno i volti - e i talenti - di Andrew Garfield e Michael Shannon, strana coppia che fa scintille sullo schermo dal primo all'ultimo fotogramma, anche nei - pochi, ma presenti - didascalici esercizi morali(sti). Bahrani recupera quindi una tematica a lui cara e già efficacemente raccontata nell'intenso At any price, in concorso al Lido due anni fa; lo fa non smentendo il suo stile registico coinvolgente e sincero, e regalando al pubblico almeno una scena memorabile - il primo, burrascoso incontro tra il cinico Shannon e il disperato Garfield.
È questa la forza costante e innegabile del cinema di Bahrani, ed è questa che fa perdonare i passaggi più ovvi della sua narrazione, perché il suo dramma stringe il cuore in una morsa che è fatta di quotidianità e di problemi che conosciamo, eternandoli però fuori dall'oggi come solo i grandi autori riescono a fare.