Venezia 70: The Zero Theorem, la recensione

Finalmente, con un film finito senza intoppi sebbene con poco budget, Gilliam torna alle atmosfere di Brazil aggiornandole di poco ma mirando a parlare meno di futuro e più di presente...

Critico e giornalista cinematografico


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La teoria di Gilliam è che nulla ha senso ma almeno noi possiamo vivere questo caos immotivato con del sentimento. Quello è lo zero a cui il matematico Qohen Leth non riesce mai ad arrivare, l'equazione che non completa, il dato che non elabora, del resto nessuno prima di lui c'è riuscito e forse nessuno dopo di lui ci riuscirà (tutti però sono impazziti nel provarci).

Periodicamente Terry Gilliam torna alla fantascienza e questa volta sembra riprendere le fila di quel futuro distopico e autoritario visto in Brazil, quello in cui gli individui sono schiacciati da un'azienda disumana, dinamiche di lavoro che paiono militari e una generale disumanizzazione dei rapporti in una società piena di spazzatura, barboni e mancanza di umanità.

Le soluzioni visive preferite di Gilliam: prospettive sghembe, lenti leggermente deformanti, profondità di campo (come sempre c'è Nicola Pecorini alla fotografia), in ampi interni in cui si muovono personaggi dai costumi vivaci e grotteschi (disegnati come al solito da Carlo Poggioli) questa volta servono una storia che non rappresenta una persona la cui percezione della realtà è alterata ma una che vive in una realtà alterata, una società di disumana e sgraziata meschinità.

Molto involuto e quasi incerto su dove condurre il proprio protagonista The Zero Theorem pare molto più riuscito se si guarda allo sfondo invece che al proscenio. I luoghi in cui si muovono i personaggi, i mille dettagli di un futuro che appare il presente sotto acidi (Gilliam sembra essersi divertito a mettere nel suo film tutte le ossessioni di oggi in una forma esasperata), parlano infatti molto di più di quanto non faccia la ricerca del matematico. Non c'è reale tecnologia, nè reale lotta contro il potere, non si combatte più come si faceva in Brazil ma si cerca di trovare un piccolo scampolo di salvezza, di nascondersi in un mondo che è futuro solo per convenzione ma in realtà è l'oggi.

Qualunque sia l'esito non è questo a deludere di The Zero Theorem quanto l'incapacità di coinvolgere realmente con la potenza delle opere precedenti in quest'ennesima disavventura di un uomo contro una società intera.

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