Venezia 70: The wind rises, la recensione
Il decimo e ultimo film di Hayao Miyazaki è una nuova sfida, un nuovo azzardo che conferma la potenza stordente che esiste nel tono lieve...
Il maestro è tornato anche se per un commiato.
The wind rises è un biopic, una biografia animata che racconta la storia di Jiro Horikoshi, grande progettista di aerei giapponese, ideatore degli A6M Zero, i modelli usati dai kamikaze.
Tutto il racconto degli anni cruciali nella vita di Jiro Horikoshi è anche il racconto del processo creativo, una storia in cui la realtà documenta i fatti e i sogni narrano l'evolversi di una fantasia. Ed è nel mondo onirico che sta l'intuizione più bella forse, il fatto che il piccolo Jiro incontri il suo idolo, il conte Caproni, in un sogno che ognuno ritiene essere il proprio, poichè infatti i due sognano la medesima cosa il regista li mostra come in grado di abitare la medesima proiezione onirica e incontrarsi periodicamente lì, camminando sulle ali dei bombardieri in volo carichi di famiglie festanti invece che di bombe.
The wind rises è sicuramente il film più nerd di Miyazaki, capace di commuovere e far commuovere i propri personaggi per una soluzione meccanica, in grado di raccontare anche di viti piatte, alettoni, rivetti e aerodinamica senza perdere il pubblico. Perchè è caratteristica del vero artista saper prendere il mondo e filtrarlo attraverso i propri occhi, la capacità rara di riuscire a far provare agli altri i propri sentimenti nei confronti di qualcosa. La struggente storia d'amore che domina la seconda parte come la passione per la tecnica dietro il volo, in un trionfo di etica nipponica, di critica al proprio paese per tutto quello che ha fatto in guerra ma di esaltazione dei singoli uomini della voglia di emergere, migliorare e lavorare con dignità e passione. Raramente abbiamo visto un personaggio maschile così riuscito nel cinema di Miyazaki.
La meraviglia infinita di questo film commovente e straordinario sta quindi nella capacità del suo autore di raccontare, attraverso i mezzi che gli sono propri (attimi di dolcezza, ottimismo, fiducia nella natura, visione di un mondo in cui gli opposti non sono tali davvero), una vita umana e creativa (il film finisce con la realizzazione dell'A6M Zero) per quello che è: un'avventura appassionante.
Con qualche lungaggine nel mezzo e la volontà (sempre più forte negli ultimi film) di non essere davvero chiaro nella scansione degli eventi ma di mescolare l'intuibile al non spiegato per dar vita ad un mondo sospeso, in cui ciò che accade non serve un intreccio ma solo l'emozione, Miyazaki supera i propri confini e ci mostra il primo bacio francese del suo cinema, non temendo anche di suggerire un atto sessuale. Tutto sempre utilizzando la consueta potenza che risiede nel tono lieve, una caratteristica che solo il maestro giapponese padroneggia a questa modo.