Venezia 70: Giovani Ribelli - Kill Your Darlings, la recensione [2]
Al suo esordio registico, John Krokidas confeziona un ritratto asciutto e fresco dei vati della beat generation...
Uccidi i tuoi cari. Un titolo già stuprato dagli italici addetti ai lavori, che l'hanno astutamente convertito in un più ammiccante Giovani Ribelli, che strizza l'occhio all'orda selvaggia di adolescenti che accorreranno in sala curiosi di vedere una sorta di versione babbana di Harry Potter.
Sarà forse l'inevitabile paragone con lo sciatto didascalismo di Parkland; sarà che il regista, John Krokidas, firma con questo film la sua opera prima; insomma, i motivi possono essere molteplici ma questo Kill Your Darlings, pur non distaccandosi dai cliché più abusati delle biografie cinematografiche, dimostra una certa originalità formale, applicata ad una sceneggiatura piana e limpida, forse fin troppo. Non ci sono zone d'ombra nei personaggi che Krokidas ci mostra, tutti sono esattamente come ci vengono presentati; sappiamo chi abbiamo davanti a partire dalla prima apparizione, e questo non contribuisce a far appassionare alle tribolate vicissitudini dei protagonisti.
Fa piacere notare come finalmente Radcliffe dimostri un'effettiva capacità attoriale in grado di affrancarlo dal ruolo che l'ha reso più famoso. Non c'è nulla della legnosità di Harry Potter nel giovane Ginsberg, e sebbene la sua carriera sia ancora tutta in salita, Kill Your Darlings è sicuramente un passo significativo e azzeccato, che apre al giovane attore inglese un orizzonte ben più ampio di quello offerto dalla sua precedente performance in The Woman in Black.
Un film imperfetto ma un esordio più che convincente, contraddistinto da scelte sonore e visive interessanti, che si spera siano prodromo di una promettente crescita artistica. Possiamo dirlo fuori dai denti, Krokidas ha già avuto più coraggio di buona parte dei cineasti visti quest'anno al Lido, e non certo per aver inserito il fu Harry Potter in una scena d'amore omosessuale.