Venezia 69: Kiss of the Damned, la recensione
Sesso e horror con poche idee, e sfruttate anche male: la nostra recensione dell’esordio alla regia della figlia di John Cassavetes...
Ormai è diventato quasi impossibile non citare Twilight quando si parla di nuovi film sui vampiri e quindi facciamolo subito, leviamoci il dente, anche perchè come la saga scritta da Stephenie Meyer qui c’è un vampiro che decide di trasformare il suo amore in un altro vampiro e vivere tutta la vita insieme.
L’esordio alla regia di un lungometraggio di Xan Cassavetes, figlia di papà John e mamma Gena Rowlands è un horror con qualche immagine ispirata niente male, ma debolissimo per struttura narrativa, puzzle mal riuscito di vari elementi horror presi quà e là senza nessun vero collegamento (persino la resa dei conti finale viene evitata e l’epilogo avviene grazie ad un episodio totalmente casuale ed esterno alla storia, come se lo Joker di Batman alla fine morisse perchè gli va di traverso un boccone a cena).
Da questo punto di vista le attrici funzionano, Joséphine de La Baume è bella, ma interpreta uno dei vampiri più antipatici e bacchettoni di sempre, mentre Roxane Mesquida ha davvero una bella energia e buca lo schermo. Entrambe francesi, condividono lo schermo con l’ex Heroes Milo Ventimiglia, che dopo parecchi passi falsi ormai non è più atteso nel cinema che conta. Ce ne faremo una ragione.