Venezia 67 - Reign of Assassins, La recensione

Venezia 2010: Dei leggendari resti umani, dotati di poteri magici, scatenano una lotta feroce tra diversi contendenti. L'ultima pellicola di John Woo, pur con diversi difetti, lo riporta a una forma discreta...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo Reign of Assassins
RegiaJohn Woo, Chao-Pin
Cast
Michelle Yeoh, Woo-sung Jung, Shawn Yue, Barbie Hsu, Kelly Lin, Xueqi Wang

uscita

A scanso di equivoci, diciamolo subito. Non c'è nulla di originale nel nuovo film di John Woo (e del coregista Chao-Pin, difficile dire dove inizia il lavoro di uno e finisce quello dell'altro), considerando che questo tipo di pellicole cappa e spada sono un caposaldo del cinema di Hong Kong.

Ma, d'altronde, è così importante che ci sia qualcosa di innovativo? A mio avviso no, considerando che il grande problema di Woo (soprattutto negli Stati Uniti) è stato quello di lavorare a film in cui credeva poco (aspetto che si vedeva chiaramente nei risultati). Qui, almeno, può affrontare diversi argomenti per lui importanti.

E' interessante vedere, per esempio, la malinconia di fondo che pervade l'intera pellicola, con personaggi divisi costantemente tra i loro desideri e il loro passato, così come distrutti dalle vendette e dalla sete di potere. Sarà un caso, ma il suo titolo migliore girato a Hollywood, Face-Off, sembra quasi essere citato nella trama. Per questo, la storia d'amore tra i due protagonisti diventa una questione molto più complessa e profonda di quanto potrebbe sembrare a prima vista.

Ed è sempre bello vedere scene d'azione così ben coreografate ed efficaci. Anche qui, nulla di nuovo sotto il sole, ma questo stile classico e d'annata è sempre preferibile a tante scelte moderne poco efficaci. Certo, per chi non ama la gente che vola grazie ai cavi, sarà dura da digerire.

Una cosa che mi ha stupito è stata anche l'attenzione riservata alla villain femminile, in grado di dar vita almeno a un paio di scene intriganti e sfiziose. Così come il finale, che magari è un po' troppo lungo (come peraltro il resto del film, una sforbiciata di venti minuti sarebbe stata ideale), ma riesce a chiudere bene le vicende dei protagonisti.

Non mancano però i lati negativi. Uno che ovviamente crea notevoli problemi, è l'interpretazione di Michelle Yeoh, grande marzialista e atleta, ma non certo la Meryl Streep asiatica. E l'impressione è che si sia voluto rendere il film più sofisticato del necessario, con varie sottotrame e lungaggini non indispensabili, mentre si sarebbe dovuto puntare tutto sulla coppia di protagonisti.

Comunque sia, siamo di fronte a una pellicola che dimostra come il Leone d'oro alla carriera non venga assegnato a un regista che non ha più nulla da dire. Anzi...

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