Venezia 67 - Noi Credevamo, La recensione

Venezia 2010: Storia dell'Unità d'Italia, attraverso le vicende di vari personaggi e dei tanti fallimenti subiti. 200 minuti di noia totale, che non funzionano come prodotto cinematografico o televisivo...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloNoi Credevamo
RegiaMario Martone
Cast
Valerio Binasco, Toni Servillo, Luca Zingaretti, Luigi Lo Casciouscita

Per essere un film di 200 minuti, non si può proprio dire che Noi Credevamo inizi lentamente. Entriamo subito nelle lotte e nelle vicende, senza preoccuparsi di introdurre i fatti, magari con qualche scritta, dando per scontato che tutti (anche gli stranieri) siano bene informati sui fatti storici italiani.

Ma se sperate in un prodotto di intrattenimento spettacolare, ripensateci. Noi Credevamo è pieno (per non dire, fatto solo) di dialoghi esplicativi, ma tutti poco naturali. Prendiamo il personaggio della principessa, che serve soltanto per esporre delle opinioni a favore dei rivoluzionari o a dire cose pseudointellettuali ("per come suonano le idee nella tua testa"), ma che poi viene dimenticato completamente per le due ore e passa conclusive (ma non è certo l'unica a scomparire goffamente, basti pensare a Lo Cascio, assente per un'ora).
E che dire della regia? Il respiro epico è praticamente inesistente, visto che in sostanza stiamo parlando di teatro filmato con mezzi imponenti e un'inflazione di primi piani.

Purtroppo, non mancano diversi momenti ridicoli, come la fine di una spedizione e le parole di Mazzini. O un litigio che si risolve tragicamente. Senza dimenticare i personaggi che si esprimono in versi per citare qualche pensatore importante.

A voler trovare per forza qualcosa di interessante, si può pensare alla scena pasquale in prigione, che almeno fornisce un bel momento di tensione. Ma in 200 minuti è logico aspettarsi di più.

In sostanza, un'operazione commerciale che non convince. Come prodotto per il cinema, è troppo statico e dialogato per trovare un pubblico numeroso. Come lavoro per la televisione, non sembra proprio in grado di soddisfare i gusti dello spettatore medio, peraltro con un ostacolo come i dialoghi in dialetto meridionale e in varie lingue straniere.

Difficile capire il senso di un progetto come questo, se non quello di annoiare terribilmente una platea già assonnata di suo...

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