Venezia 67 - La Passione, la recensione

Un regista da tempo disoccupato si trova costretto a girare una rappresentazione della Passione di Cristo. La commedia di Carlo Mazzacurati graffia poco e convince anche meno...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo La passione
RegiaCarlo Mazzacurati
Cast
Silvio Orlando, Giuseppe Battiston, Corrado Guzzanti, Cristiana Capotondi, Kasia Smutniak
uscita24 settembre 

Di cosa parla La Passione? C'è il solito personaggio italiano in crisi, che a livello lavorativo e privato non riesce a combinare nulla, fino a quando un incidente nella sua casa toscana non lo porta a dover riconsiderare le sue priorità.

In tutto questo la presenza di Silvio Orlando nei panni del protagonista potrebbe sembrare perfetta. Il problema è che Orlando va talmente con il pilota automatico in questi ruoli, da risultare fin troppo prevedibile e poco convincente. Cosi come dà fastidio vedere sempre gli stessi attori italiani impegnati nei ruoli principali di una pellicola, come se non ci fossero più di 15-20 attori di valore in circolazione. Ovviamente, sono difetti generali del cinema italiano. E quando si vuole fare gli originali, si punta su Guzzanti per un ruolo di attore teatrale: scelta strampalata, anche se a tratti divertente ("la gommapiuma ha ucciso il teatro italiano").

Purtroppo, i personaggi sono eccessivi, con una storia volutamente sopra le righe: il solito problema delle commedie di grana grossa come questa, in cui sotto una parvenza di sofisticazione invece si punta alle risate facili e macchiettistiche.

Gli esempi sono numerosi, come per esempio l'introduzione del personaggio di Battiston, girata anche piuttosto sciattamente. O la Capotondi, che non ha certo il carisma necessario anche solo per fare una divetta televisiva. E perche' la storia della Smutniak, che poteva dare spessore alla trama, a un certo punto viene completamente dimenticata?

Ma e' il tono a dare più fastidio, in un classico prodotto snob che ironizza su chi non conosce Adele H., e che magari pensa di essere particolarmente intelligente a citare ripetutamente Frankestein Jr. In generale, come tanti prodotti italiani, sembra che i dialoghi siano scritti dalla Gialappa's Band.

Anche sul versante tecnico, non e' il caso di esaltarsi. Mazzacurati sembra poco convinto e il risultato e' una regia trascurata, che anche a livello di ritmo ha poco da dire. A fare da contraltare, una fotografia eccessiva e fin troppo artistica in diversi momenti, decisamente fuori luogo in un prodotto del genere.

E come spesso capita, il finale dà l'impressione di non sapere dove andare a parare. Coerentemente con il resto del film...

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