Venerdì 13

Jason Voorhees è tornato e con tante vittime a disposizione per sfogare i suoi istinti. Remake/seguito del classico horror poco convincente, con i soliti interpreti-modelli e la regia da videoclip...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloVenerdì 13RegiaMarcus Nispel
Voci originali
Jared Padalecki, Danielle Panabaker, Amanda Righetti, Travis Van Winkle, Aaron Yoo
Uscita13 febbraio 2009La scheda del film

All'ennesimo remake di classico dell'horror, di solito si è portati spontaneamente ad assumere un atteggiamento diffidente. In realtà, confesso di non essere eccessivamente turbato dall'idea dei remake in sé (se non per il fatto che spesso tolgono spazio a idee originali), considerando che è sicuramente peggiore chi i film li copia e non paga neanche i diritti (Disturbia, anyone?). Nel caso in questione, poi, pur considerando tutta l'influenza avuta dall'originale nel genere horror, non sono mai stato un grande fan di Venerdì 13, né del suo regista Sean S. Cunningham (che difficilmente può essere accostato a mostri sacri come Wes Craven, Tobe Hooper e John Carpenter). Insomma, posso tranquillamente giudicare il Venerdì 13 del 2009 senza preoccuparmi di quello di quasi trent'anni fa.

Anche perché, francamente, è difficile pensare che questo film diventi un classico. Siamo di fronte alla solita trama squinternata (la polizia fa ridere, i protagonisti sono degli impavidi sbruffoni, ecc.), che peraltro mantiene un certo tono moralistico e proibizionista tipico di alcuni classici degli anni settanta, ma senza l'ironia necessaria. Alcuni spunti sarebbero sulla carta molto interessanti (come il rapporto tra Jason e una sua 'vittima'), ma non vengono sviluppati al meglio. E il finale è francamente inspiegabile, a parte le volontà citazioniste. L'impressione, comunque, è che piacerà più ai fan di Hustler che dell'horror (peraltro, ma in un'era in cui qualsiasi dodicenne può trovare tutto il porno che vuole su Internet, serve ancora mettere un po' di tette in bella vista nelle pellicole horror?).

In tutto questo, di horror interessanti con trame mediocri ne abbiamo visti tanti. Basta che dietro la macchina da presa ci sia qualcuno che voglia prendersi dei rischi e tentare di dare spettacolo. Marcus Nispel però non sembra la persona migliore, preso com'è dal suo classico stile da videoclipparo, patinato anche nella fotografia (falso)sporca e nelle morti truculente (ma neanche tantissimo, ormai serie come Saw hanno abituato gli appassionati a ben altro livello di ferocia). Ovvio allora che si punti sui soliti trucchi: sonoro a palla per generare tensione (ma più che altro è un attacco alle proprie orecchie) e le consuete soggettive (che però funzionano meglio negli inseguimenti, più che da fermo come avviene qui).

Gli attori non sono pessimi, ma in generale hanno due grossi difetti. Primo, spesso hanno la faccia da fichetti appena usciti da Beverly Hills (anche i buoni e i semplici per cui dovremmo fare il tifo). Magari, in qualche caso la scelta è ottima per poter fare più tranquillamente il tifo per Jason, che ci può così liberare di certi soggetti (di questi tempi, la metafora politca poteva essere una strada interessante, ma ovviamente anche questa non viene portata fino in fondo). Ma il secondo problema (non certo imputabile agli interpreti) sono i dialoghi che devono pronunciare. Nulla di drammatico, ma qualche perla del ridicolo involontario non manca ("sono uno spirito libero" e "dovresti rivolgerti alla polizia" ce li ricorderemo a lungo). E anche i redneck strampalati sembrano più uno stereotipo obbligatorio che il frutto di qualche vera esigenza narrativa.

Insomma, il classico prodotto da fast food: nulla di intollerabile e magari a tratti si può anche mangiare con gusto. Ma come dieta regolare non è proprio il caso e di sicuro non è un pasto memorabile. Almeno, se ci sarà un sequel, speriamo che il body count sia un po' più originale...

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