Velvet vol. 2: Le vite segrete dei morti, la recensione

Abbiamo recensito per voi il secondo volume di Velvet firmato da Ed Brubaker e Steve Epting: Le vite segrete dei morti

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Velvet Templeton, la segretaria più incredibile che possiate mai immaginare, ritorna in scena dopo gli eventi narrati nel primo volume delle sue avventure (QUI la recensione): in passato, la protagonista, ex agente dell'ARC-7, agenzia inglese super-segreta di spionaggio, era stata messa "in panchina" a seguito di un crollo nervoso che le impediva di avere quella lucidità mentale necessaria per svolgere le missioni che ogni spia deve essere pronta a portare a termine. Da allora, la donna si era comunque rivelata essere un utile asset per l'agenzia, sebbene in un nuovo ruolo. Un paio di decenni prima, infatti, il marito di Velvet, anche lui agente dell'ARC-7 con il nome in codice di Mockingbird, sembrava aver tradito il suo Paese, ed era stato per questo eliminato. Purtroppo, però, sia lui che la sua consorte sono stati entrambi vittime di un misterioso complotto. A distanza di molti anni, precisamente nel 1973, la protagonista si è trovata, suo malgrado, nuovamente invischiata in una torbida faccenda che ha molti legami con il passato, ed è stata costretta a proseguire la sua missione in solitaria, dandosi alla macchia, poiché coloro che credeva essere suoi colleghi, se non amici, sono i primi a volerla morta.

Velvet è dunque più che mai determinata a scoprire la verità dietro la morte del suo compagno, e a trovare le risposte alle tante domande che l'hanno posta in una situazione assai spiacevole. All'interno del mondo dello spionaggio brittanico e internazionale vi sono infatti pericolose verità nascoste, che attendono solo di essere svelate. Costi quel che costi. In una missione quanto mai difficoltosa e globale, Velvet dovrà capire chi è la talpa all'interno dell'ARC-7, anche a costo di stringere pericolose alleanze. In una trama fitta e pericolosa come una ragnatela, al centro della quale non si sa ancora cosa vi sarà, la protagonista dovrà cercare di essere il ragno che tira i fili, piuttosto che la preda che, intrappolata e senza via di scampo, attende solo la sua fine.

In questo secondo volume, che presenta integralmente l'arco narrativo intitolato Le vite segrete dei morti, i creatori di Velvet, Ed Brubaker e Steve Epting, confermano quanto di buono fatto vedere in precedenza, e rilanciano ulteriormente, portando il fumetto su un nuovo e più alto livello narrativo. Non solo il racconto si conferma essere una delle spy-story (a fumetti e non solo) più intriganti leggibili oggi, ma anche una delle serie a fumetti meglio strutturate degli ultimi anni.

Brubaker, un nome che di certo oramai si presenta da solo (specie alla luce di quanto fatto dallo scrittore su Daredevil e Captain America, portando il giallo, il noir e l'hard-boiled nel mondo del fumetto dei supereroi in modo moderno e armonioso), è oramai un maestro nel saper dar vita a entusiasmanti vicende umane cariche di mistero, intrighi, e dosati e sensati colpi di scena, il tutto riuscendo a porre i fili della sua fantasia in un contesto (globale) assolutamente realistico, cosa che dimostra che l'autore è un grande appassionato e studioso della Storia, in particolare di quella moderna. Se a questo aggiungete che la protagonista creata da Brubaker è uno dei personaggi femminili più genuini e tosti (oltre che atipici) visti negli ultimi anni sulle pagine dei fumetti, la bontà qualitativa intrinseca di questa serie vi sarà facilmente manifesta: Velvet Templeton non è solo una credibilissima versione di James Bond con cromosomi XX in ognuna delle sue cellule, ma possiede anche un insieme di sfaccettature caratteriali, persino spigolose, che la rendono davvero umana. Un ulteriore miglioria apportata da Brubaker in questo volume è quella che vede il POV (Point Of View, Punto di vista) della narrazione spostarsi anche ad altri personaggi, in questo caso L'Agente Colt e il Sergente Roberts, cosa che ci permette di avere più prospettive e cogliere più sfumature di questa storia, che si muove, inoltre, continuamente e fluidamente non solo nello spazio (vi sono diverse location) ma anche nel tempo, mostrandoci più scorci del passato, prossimo e remoto.

Come vi abbiamo forse già detto, non c'è davvero nessuno di più adatto dell'artista Steve Epting per illustrare una serie come Velvet, la quale per natura ha bisogno di cospicue dosi di realismo e di oscurità, ambientandosi per lo più in ambienti urbani cupi e location chiuse, molto spesso in scenari notturni. Il tratto elegante e preciso del disegnatore, che esalta al meglio l'espressività dei protagonisti e la loro cinetica, riesce contemporaneamente a dipingere ogni vignetta con una precisione e una cura del dettaglio francamente esaltante, con grande attenzione alla moda, alle architetture e agli arredamenti (oltre che i mezzi di trasporto) degli anni '70 (e anche '50).

In conclusione, Velvet è un fumetto davvero apprezzabile, e una spy-story imperdibile per tutti gli appassionati di questo genere narrativo, e il potenziale di crescita per i prossimi capitoli è davvero altissimo.

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