Valkyria Revolution, la guerra è cambiata - Recensione

La recensione di Valkyria Revolution, spin-off della serie SEGA

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


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E' difficile iniziare un'analisi di Valkyria Revolution senza pensare al motivo che ha portato SEGA a sperimentare utilizzando il nome di una sua saga di nicchia, ma molto amata da coloro che ne hanno giocato i titoli proprio per il loro particolare, anzi unico, gameplay, che mischia benissimo strategia a turni e shooter in terza persona. Cosa abbia portato la compagnia giapponese a stravolgere totalmente tale formula ci è ignoto, fatichiamo a definirlo coraggio, visto che non si trattava di rivoluzionare una serie decennale, propendiamo più per un colpo di testa che avrebbe potuto in effetti produrre un qualcosa di significativo, ma che purtroppo all'atto pratico ha partorito un titolo che farà fatica a rimanere impresso nelle memorie dei giocatori, ammesso che riescano a fruirne o che ne conoscano addirittura l'esistenza, visto che la campagna promozionale ad esso relativa non è stata certamente intensa. I fan della serie regolare invece, probabilmente, si incazzeranno e basta, per non avere avuto quello che desideravano, ovvero uno spin-off con altri toni e atmosfere ma con lo stesso sistema di gioco.

Eppure, e non solo nel primo impatto, Valkyria Revolution ha elementi che innegabilmente lo rendono produzione affascinante, persino avvincente, per chiunque vi si approcci. Dal filmato introduttivo alle prime schermate di gioco che introducono le premesse della storia traspare un'impostazione narrativa che va ben al di sopra della classica contrapposizione bene contro male, anzi per buona parte della sua progressione il giocatore non può fare a meno di nutrire sospetti sui cinque personaggi che hanno in maniera sotterranea scatenato la guerra tra lo Jutland e l'Impero Ruz. Di uno in particolare, Amleth, protagonista del gioco, insieme alla principessa Ophelia, capitano di una squadra speciale dell'esercito di Jutland, si seguono le gesta, interrogandosi costantemente sulla validità delle sue azioni, sul confine del suo desiderio di vendetta, che porta una intera nazione in guerra. Amleth e i suoi quattro compagni, i Cinque Traditori, compongono una prima fazione, dal misterioso agire, la principessa Ophelia e i soldati di Jutland, ovvero i buoni, la seconda, l'Impero Ruz, i cattivi, una terza, ma nella loro rappresentazione e nel loro interagire ci sono mille sfumature.

[caption id="attachment_174690" align="aligncenter" width="600"]Valkyria Revolution screenshot Il nuovo sistema di gioco privilegia il corpo a corpo[/caption]

Come questi intrecci, che vanno a comporre una storia veramente interessante, vengano presentati al giocatore è il primo passo falso del gioco. La componente narrativa occupa una importante porzione dell'esperienza tutta, le scene di intermezzo sono frequenti e spesso anche abbastanza lunghe, i dialoghi, per quanto scritti benissimo, possono risultare tediosi nella loro pomposità. Vista la qualità del racconto il giocatore lo segue con una certa attenzione, ma arriva sempre il momento nel quale sente la necessità di smettere di leggere e di entrare in azione; quasi sempre si ritrova poi tra le scatole un altro intermezzo narrativo. Il limite di sopportazione è certamente soggettivo, ma Valkyria Revolution fa di tutto per portare il fruitore sul suo orlo.

"Il gameplay, tranne che negli appassionanti scontri con i boss, risulta abbastanza piatto, il livello di sfida è basso, una ribaltamento totale rispetto a quanto mettevano in campo gli episodi della serie regolare"

Una volta in battaglia, finalmente, ci si ritrova ad avere a che fare con una struttura ludica che farà probabilmente maledire gli sviluppatori colui che provenisse dai capitoli regolari della serie. Non ci sono più tattica e strategia, non esistono turni, la presenza dei ripari è del tutto superflua, si controlla un personaggio per volta (anche se è possibile dare ordini ai compagni), l'enfasi è sul corpo a corpo ed il feeling che si ha è quello di un action RPG. In sostanza quello che si fa è aggredire a testa a bassa i nemici, utilizzando l'alchimia (ovvero le magie, equipaggiabili su ogni personaggio) e le armi secondarie (fucili, granate, lanciarazzi) nelle situazioni più affollate. Il gameplay, tranne che negli appassionanti scontri con i boss, risulta quindi abbastanza piatto, il livello di sfida è basso, una ribaltamento totale rispetto a quanto mettevano in campo gli episodi della serie regolare. Ma i limiti del sistema di gioco non vengono fuori solo nel confronto con essi, sono assoluti: per quanto immediato e quindi tutto sommato godibile non riesce a catturare il giocatore, perché poco profondo, e perché inserito all'interno di missioni dalla scarsa varietà.

[caption id="attachment_174689" align="aligncenter" width="600"]Valkyria Revolution screenshot Il cast di personaggi è ben composto[/caption]

E' chiaro quindi come in un simile scenario possano fare poco gli evidenti meriti nella direzione artistica e nella colonna sonora per alzare il valore assoluto della produzione, anche perché piccole note di demerito sono esprimibili anche a loro riguardo. Il Canvas Engine ritorna a pennellare personaggi e ambientazioni come se fossero su tela, peccato che il gioco appaia grezzo in aspetti come la modellazione poligonale e le animazioni, la colonna sonora presenta brani validisimmi, ma giusto un paio rimangono impressi. Valkyria Revolution è quindi produzione con evidenti limiti, possiamo immaginare che qualcuno possa comunque fruirne con interesse, soprattutto riguardo la sua storia, piuttosto che per il suo gameplay, ma sono troppi gli elementi che la tengono ben salda al terreno, impedendole di spiccare il volo.

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