Valiant Presenta: Unity 1, la recensione

Valiant Presenta: Unity 1, elegante spillato, si presenta fin da subito con tre ottime storie di qualità sopra la media sia per i testi che per i disegni

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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La Panini Comics riporta sui chioschi dei giornali il marchio Valiant vent'anni dopo l'allora iperattiva Play Press. Valiant Deluxe Presenta, appena annunciatovi, è solo il secondo appuntamento che fa seguito alla collana in oggetto: Valiant Presenta. Dopo l'esperimento dei brossurati monografici, la casa editrice modenese ha deciso di investire anche nella grande distribuzione delle edicole con uno spillato che sfrutti il lancio di due serie inedite e una tra le più consolidate del ricco portafoglio americano. È una scelta felice perché questo elegante spillato si presenta fin da subito con tre ottime storie di qualità sopra la media sia per testi che disegni.

Si inizia con Unity #1 che battezza questo antologico e riecheggia il più grande crossover della prima incarnazione dell'Universo Valiant. La penna è quella di Matt Kindt, le matite di Doug Braithwaite. Aric, il più valoroso dei Visigoti e futuro loro sovrano, durante una delle tante battaglie eroiche e tragiche del 400 D.C., quando i barbari di Alarico si scontrarono con gli eserciti di Roma, viene rapito insieme al suo popolo dalla razza extraterrestre della Vigna. Impossessatosi di una delle loro armi più potenti, l'armatura di Shanhara, si trasforma in X-O Manowar, per tornare sulla Terra e scoprire che sono passati 1600 anni dal suo rapimento. Liberata la sua gente dagli alieni, decide di far ritorno sul nostro pianeta e dichiarare parte dell'odierna Romania, suo regno, com'era in passato, da quando l'imperatore Aureliano nella seconda metà del III secolo aveva sgomberato quelle regione note con il nome di Dacia per consegnarle ai Goti. Lo psiota (il corrispettivo del telepate nel cosmo Marvel, per intenderci), più potente in circolazione, Toyo Harada, conosciuto sulla pagine di Harbinger, si mobilita per evitare un terzo conflitto mondiale. Crea e si pone a capo della squadra speciale Unity, coinvolgendo l'Eterno Guerriero, l'assassino mercenario Ninjak e, sul finire, Livewire, dai poteri simili al machiavellico magnate giapponese. È una trama giocata sull'azione e sul ritmo ma che riesce in breve a introdurre con efficacia gli attori in scena. Il tratto di Braithwaite e i colori di Brian Reber confezionano un prodotto finale molto piacevole anche dal punto di vista grafico.

La seconda avventura è in realtà la diciannovesima dell'apprezzata X-O Manowar di Robert Venditti e Cary Nord, nata con il rilancio del 2012 della Valiant Entertainment. È collegata strettamente alle vicende di Unity #1, tanto da esserne un vero e proprio tie-in e ne racconta le fasi successive allo scontro tra Ninjak e X-O Manowar, oltre alla sfida tra Aric e il massiccio Volo per stabilire il ruolo di comando. Questa storia, come la precedente, è intensa, emotiva e palesa le qualità più nobili del protagonista. Il risultato artistico del lavoro di Cary Nord alle matite e ai colori, avendo rinunciato al consueto supporto di un esperto come Moose Baumann, è molto interessante e anomalo per un fumetto mainstream. L'effetto complessivo è simile a quello di un acquarello dove il contesto è quasi assente, sostituito da uno sfondo bianco che focalizza l'attenzione sui primi piani, conferendo al tutto un senso di incompletezza, di work in progress, per nulla disprezzabile.

L'ultimo episodio è il debutto di Eternal Warrior con team creativo composto da Greg Pak, Trevor Hairsine e ancora Reber. Gilad, il Guerriero Eterno, è colui che da 10 mila anni attraversa le età dell'uomo per difendere il Geomante, il guardiano della Terra, dal suo più implacabile nemico. Non è l'unico ad essere immortale, lo sono anche il fratello Armstrong, la figlia Xaran e colui che minaccia il suo protetto e del quale porta le ferite che segnano il suo viso. Pak e Trevor rievocano alcuni momenti più dolorosi e significativi del personaggio, inquadrandone le peculiarità attraverso una narrazione molto cruda, con inquadrature e situazioni di notevole impatto.

In conclusione la fresca testata Panini si distingue per coerenza e peculiarità sul mercato attuale. Aric e Gilad sono prima di tutto guerrieri, nel senso epico del termine, con un irrinunciabile codice morale e diventano eroi solo applicandolo, come moderni cavalieri medioevali. Le loro radici così profonde nel passato delle fortune e delle sventure della nostra specie, trasmettono un'attrazione tutta propria che li colloca in una dimensione ben distinta dai supereroi Marvel e DC e permette loro di essere a essi alternativi o complementari. Rispetto a questi ultimi sono soggetti più complessi da rendere fruibili, non solo perché meno noti ma anche meno riconducibili a un simbolo, a un costume. La loro forza è più letteraria che estetica ma ha bisogno di entrambi questi due elementi per produrre qualcosa di credibile, che funzioni.

Per questo la Valiant ha messo in campo alcuni delle migliori firme del panorama d'oltre oceano, affidando loro una scommessa tutt'altro che facile da vincere: riportare rapidamente ai vecchi fasti quei personaggi entrati negli anni '90 prepotentemente nel cuore dei lettori. Siamo decisamente sulla buona strada grazie anche e soprattutto al lavoro di questi autori, confermata dai 5 nuovi titoli del 2015 e dal tutto esaurito lo scorso mese, di The Valiant #1 di Jeff Lemire, Kindt e Paolo Rivera, che ha superato le 22 mila copie, come sapete, andando immediatamente in ristampa.

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