Vagabond Deluxe #33, la recensione

Recensione del trentatreesimo volume di Vagabond Deluxe di Takehiko Inoue, l'edizione italiana che segue l'originale giapponese del manga

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Siamo felici di riabbracciare idealmente Takehiko Inoue e di riavere tra le mani un corposo volume di sua produzione. Vagabond è tornato, finalmente. Il viaggio tra storia e fantasia dello spadaccino più famoso della storia del Giappone, reinterpretato dalla penna e dalla creatività dell'autore di Slam Dunk è ricominciato. E non potremmo essere più felici della fine di questo iato tormentato, che ha tenuto Inoue in uno stato pluriennale di inattività. Ecco perché abbiamo atteso l'uscita del primo volume dell'edizione Deluxe, in ritardo rispetto alla prima versione edita da Panini, ma aderente nel formato ai tankobon giapponesi, in modo da poter recensire un capitolo narrativo quanto più completo e coeso.

Un breve richiamo della trama. Musashi Miyamoto è ancora segnato dal violento scontro con i settanta spadaccini della Yoshioka in cerca di vendetta dopo la sconfitta, per mano sua, di entrambi gli eredi del dojo. Ferito gravemente alla gamba e preda ambita di chiunque voglia farsi un nome prendendosi la testa del samurai più famoso del momento, non cede alle lusinghe dell'amata Otsu né ai consigli del monaco Takuan. Rinuncia alla protezione di potenti signori e riprende a viaggiare. Neppure la sfida vinta contro il dio della katana Ittosai Ito, il combattivo maestro del suo amico e rivale Kojiro, placa la sua volontà di migliorarsi. Consapevole di non essere ancora maturo, sente riaffacciarsi l'antico furore, la tensione aggressiva mai sopita fino in fondo. La meta della serenità gli è chiara, ma la sua comunione spirituale con l'universo è ancora turbata.

Zoppicante, ma non domo. Cresciuto, ma non ancora del tutto in pace. Consapevole della propria forza, ma ancora bisognoso di misurarsi con qualcuno il cui valore rivaleggi con il proprio. L'unico uomo in grado di sfidarlo, forse addirittura di sconfiggerlo, è proprio Kojiro Sasaki, che nel frattempo, con i suoi nuovi compagni di viaggio, pare aver trovato la propria dimensione nella provincia di Kokura, dove ha trovato il modo di farsi amare e rispettare dalla popolazionepopolazione. Curiosamente, il daimyo di questa provincia vorrebbe avere proprio Musashi come maestro di katana del proprio castello. I destini dei due straordinari ronin sembrano destinati ad incrociarsi molto presto.

Si può dire che Takehiko Inoue è, ad oggi, uno dei primi dieci artisti di fumetto al mondo? Noi crediamo di sì. Il suo tratto, la precisione delle immagini, il realismo delle illustrazioni sono incredibili come sempre. Ci fa molto piacere constatare che la pausa non ha intaccato la bellezza del suo disegno. Pochi, come lui, nel panorama mainstream di qualunque nazione, hanno un tale livello di caratterizzazione grafica dei personaggi, di precisione nel dettaglio, una tale capacità di creare atmosfera tramite gli ambienti e i panorami. Il tutto senza andare a scapito del dinamismo dell'azione, là dove serve, né di quello della narrazione, e conservando intatta la fluidità e varietà dell'arsenale espressivo al proprio arco. Nessuno come Inoue è in grado di far convivere epica e incursioni in stile super deformed.

Già questi sarebbero motivi più che plausibili per acquistare il volume, che nel corso delle sue pagine è, di fatto, un numero di passaggio e di preparazione. Continua la presenza del piano narrativo futuro, in cui un Matahachi ormai anziano racconta alle platee di strada la vicenda del suo ex-amico Musashi e di Kojiro. Il racconto è ormai in mano a lui, spettatore vicino e diretto dello scontro. La sensazione è che il finale della storia sia vicino e che Inoue stia preparando il terreno per il climax definitivo. Lo fa con gli stumenti che gli sono consueti: l'introspezione del personaggio di Musashi e l'illustrazione dei comportamenti del muto Kojiro, i cui pensieri ci restano celati: manifestazione finale della dicotomia tra questi due eroi così vicini e contemporaneamente distanti. Due umanità votate alla katana e destinate a collidere per ritrovarsi. Due amici che, per citare alcuni passaggi del manga, sono destinati a uccidersi con le spade, invece di abbracciarsi.

La solita buona dose di poetica zen, la solita narrazione di qualità, per tempi dilatati destinati presto a contrarsi e accelerare, il solito disegno stupefacente e meraviglioso. Gli ingredienti di un volume che aspettavamo da tempo e che non ha certo deluso le aspettative. Bentornato, signor Inoue, su Vagabond Deluxe #33.

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