Vacanze di Natale a Cortina - la recensione
Anche quest'anno come ogni anno. Preparate i sacchi, le picche e le barionette, le sale stanno per essere invase da spettatori non ortodossi...
C'è un che di caldo e accogliente in questo ritorno del cinepanettone a Cortina e alle atmosfere di contrasto di classe (ovviamente attutito) tra alto borghesi e piccolo borghesi, un che di rassicurante e quasi nostalgico. Come tornare a Cortina dopo anni in cui non ci vai, come rivedere un vecchio film dei fratelli Vanzina.
In realtà questi elementi non scompaiono con questo cinepanettone della controriforma, sono anni (da quando Boldi ha lasciato) che lentamente il film di Natale De Laurentiis rafforza la componente desichiana, quella più di dialogo e meno di gag, cercando inoltre di smarcarsi dalle volgarità più smaccate (rimangono solo quelle più sottili e striscianti).
Detto questo rimane poco altro. Chi non ama questo genere di film non li andrà mai a vedere, chi li ama o li ritiene un rituale annuale lo farà con o senza la benedizione dei media, perchè alla fine il mutamento del cinepanettone è una lenta transizione in atto da anni, tutta finalizzata a cambiare perchè nulla cambi, sia al boxoffice che nel film. Meno volgarità, meno isteria, meno urla e più atteggiamento compassato borghese. Uguali a sempre le percentuali di divertimento e quelle di fastidio. Forse è davvero un rituale collettivo cui partecipano sia gli spettatori che gli odiatori.
La cosa più intollerabile di tutte? La trascuratezza. Anche questa volta, come sempre, i raccordi di montaggio sballati, gli sfondi in CG stonati, le controfigure che non somigliano agli attori e i doppiaggi a tirar via sono la vera componente inspiegabile e urticante di film dagli ottimi incassi e ottimi budget. Un segno d'arroganza come pochi altri.