Va tutto bene, la recensione
Abbiamo recensito per voi Va tutto bene, seconda opera di Alberto Madrigal come autore completo, dopo il successo di Un lavoro vero
Va tutto bene vede protagonista Sara, una giovane ragazza piena di speranze e sogni, la quale si trova nella scomoda quanto comune posizione di molti come lei, i quali sono chiamati a dover affrontare ogni giorno la realtà, e le insidie, minacce, disillusioni che la società attuale dispensa come caramelle e dolciumi nella notte di Halloween. Sara ha una mente brillante, forse fin troppo, e una sensibilità spiccata, il tutto accompagnato dalla strenua volontà di riuscire a trovare il proprio posto in questo mondo. Questa forza d'animo sarà ben presto messa a dura prova, quando dovrà avvenire il necessario quanto fisiologico passaggio dal mondo delle idee a quello dei fatti. C'è ancora posto su questo pianeta per i sognatori?
E poi c'è lei, la protagonista silenziosa del racconto, che ci aveva tenuto compagnia anche in Un lavoro vero: Berlino. La capitale tedesca è quantomai presente nelle dinamiche di questa storia, silenziosa osservatrice di un intreccio di vite, di un ingorgo di umanità. La città accompagna il lettore, senza mai disturbare, permettendo anzi a questi di immergersi a pieno in un contesto narrativo precisamente studiato.
Dal punto di vista grafico, l'autore conferma lo stile di disegno già visto nella sua prima opera, caratterizzato da un tratto semplice e stilizzato: poche linee, ma non per questo pochi dettagli. Gli scenari dipinti da Madrigal trasmettono il rispettoso amore che l'artista prova nei confronti della città nella quale vive e che probabilmente gli ha cambiato la vita, dal punto di vista artistico e magari umano. La semplicità dello stile di disegno di Madrigal, inoltre, non priva i protagonisti della sua storia di grande carica espressiva.
In conclusione, Va tutto bene è una storia che parla di vita, di strade, luci, locali e persone. Va tutto bene è una storia intrisa di umanità, che scalda il cuore del lettore, il quale non faticherà a riconoscere se stesso in uno dei protagonisti o in una delle tante vicende da questi vissute. Questa magica caratteristica si chiama empatia, ed è qualcosa di meraviglioso: non sono tante quelle storie che la possiedono, né gli artisti in grado di maneggiarla con dovizia. A volte siamo così occupati a scansare la merda, da non renderci conto che la vita è piena di opportunità.