Utopia (prima stagione): la recensione

Il remake americano di Utopia non raggiunge il livello della serie originale pur intrigando, soprattutto verso il finale di stagione, e sfruttando le buone interpretazioni del cast

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Utopia (prima stagione): la recensione

Utopia è stata una delle serie britanniche in grado di diventare un cult in tutto il mondo, risultando ancora attuale a distanza di anni dal suo debutto televisivo, e il remake americano scritto da Gillian Flynn (Gone Girl), prodotto per Amazon, si ritrovava già nella difficile posizione di dover reggere un confronto di questo livello senza poter prevedere di dover affrontare una realtà che sembra aver attinto a piene mani dalla finzione ritratta sul piccolo schermo.
La prima stagione dello show, composta da otto puntate, racconta infatti quello che accade durante una pandemia legata a una cospirazione i cui contorni iniziano a diventare chiari e definiti solo grazie al susseguirsi degli eventi fino a un finale che lascia il segno e getta le basi per una seconda stagione.

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Le otto puntate della prima stagione prendono il via con il ritrovamento di Utopia, un fumetto sequel di Dystopia, che secondo degli incredibili fan ha predetto molti eventi che hanno segnato la società negli ultimi decenni. Alcuni appassionati decidono quindi di provare ad aggiudicarsi l'ambita opera e arrivano a vederla da vicino e fare la propria offerta ai giovani che ne sono entrati casualmente in possesso. Wilson (Desmin Borges), Becky (Ashleigh LaThrop), Ian (Dan Byrd), Samantha (Jessica Rothe), e Grant (Javon “Wanna” Walton) non possono però immaginare che una ragazza misteriosa (Sasha Lane) e un duo letale guidato da Arby (Chtistopher Denham) siano pronti a tutto pur di entrare in possesso delle pagine che potrebbero contenere segreti e misteri in grado di cambiare le loro vite e persino l'intero mondo.
Mentre nel mondo si diffonde un virus potenzialmente letale che colpisce anche dei giovanissimi studenti e un'ambigua azienda farmaceutica guidata da Kevin Christie (John Cusack) è in prima fila nel tentativo di trovare una cura, chi ha avuto la "fortuna" di vedere da vicino Utopia deve cercare di sopravvivere mentre vengono compiute torture, violenze e omicidi persino di intere famiglie. La chiave per salvare il mondo e scoprire la verità riguardante quanto accaduto potrebbe essere legata a Jessica Hyde (Lane) o alle ricerche di Michael Stearns (Rainn Wilson), uno scienziato dal buon cuore le cui ricerche vengono ignorate e sottovalutate.

Gillian Flynn ha adattato la serie originale immergendo gli eventi nel clima contemporaneo all'insegna di teorie sulle cospirazioni, ossessioni, timore del futuro, passioni che scivolano spesso in ossessione, difficoltà nel trovare il proprio posto nel mondo, ambizioni che trasformano gli imprenditori in spietati leader, incapacità di provare empatia per il prossimo e, soprattutto, paranoia. Un ritratto, quello compiuto dalla scrittrice, che si rivela piuttosto accurato alla luce delle pagine di cronaca degli ultimi mesi, e in cui i confini tra bene e male sono particolarmente sfumati, affidando al personaggio affidato a Rainn Wilson il compito di incarnare principi e morale che in tutti gli altri personaggi, a prescindere dall'età o dalla posizione sociale, sembrano essere assenti. Non bastano una storia d'amore improbabile o un sentimento paterno che deve essere soppresso per mantenere un legame con un'umanità che, dentro e fuori le pagine della graphic novel Utopia, fatica a mantenere un proprio peso nella quotidianità dei personaggi.

Tanti personaggi, ma poco approfonditi

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La prima stagione di Utopia, seppur non sia in grado di ricreare quell'atmosfera disturbante e inquietante che ha contraddistinto l'originale, offre un buon mix di tensione e leggerezza, grazie alle interpretazioni dei "nerd" che uniscono le forze per indagare sulla misteriosa graphic novel, alle prese con quegli intrighi che hanno studiato e analizzato a lungo, senza poter immaginare un giorno di ritrovarsi al centro della cospirazione.
Uno dei difetti principali della sceneggiatura firmata dalla scrittrice è però l'incapacità di approfondire i protagonisti che, con l'eccezione dei personaggi affidati a Cusack e Lane, rimangono delineati a grandi linee prevalentemente per proporre all'interno della storia degli schemi prevedibili legati alle diverse personalità: dal medico idealista che cerca di fare del bene al prossimo al miliardario carismatico il cui lato oscuro viene nascosto da un'apparente affabilità e generosità, passando dalla giovane malata che cerca di apprezzare ciò che le resta della vita all'emarginato che ha trascorso innumerevoli ore a prepararsi per una possibile apocalisse, senza dimenticare ovviamente la ragazza dal passato pieno di enigmi da svelare tassello dopo tassello.
La violenza, seppur non visivamente eccessiva, è presente e in più di un'occasione la mancanza di emotività dei protagonisti lascia spiazzati, ostacolando la capacità di provare empatia nei confronti dei protagonisti.

La bravura del cast sostiene la prima stagione di Utopia

Il cast scelto per la prima stagione di Utopia è comunque di alto livello e sostiene bene la narrazione sfruttando il materiale a propria disposizione. John Cusack mette a frutto la propria esperienza per gestire una figura complessa che diventa progressivamente sempre più interessante fino a un finale convincente. Rainn Wilson è un po' sacrificato nella parte dello scienziato dal buon cuore vittima delle circostanze e dai progetti degli altri, Sasha Lane è molto brava nel mostrare la disconnessione emotiva di Jessica ma un po' meno brillante nel farne emergere il lato vulnerabile mentre deve rientrare in contatto con il proprio passato, Desmin Borges si cala bene nell'esperto di cospirazioni che ha persino studiato come poter affrontare torture e killer, Dan Byrd ha il giusto mix di simpatia e intelligenza per il ruolo di Ian, Christopher Denham è attento nell'interpretare una figura le cui intenzioni devono restare poco chiare fino all'ultimo, e Farrah Mackenzie lascia il segno con la piccola parte di Alice. Il gran numero di personaggi coinvolti nella storia rende invece particolarmente complicato agli altri interpreti emergere e creare una connessione con gli spettatori e la narrazione inizia a diventare realmente coinvolgente dopo aver concluso la lunga serie di omicidi che contribuiscono a creare l'atmosfera e a far comprendere le intenzioni dei protagonisti.

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L'attenta regia e la cura per i dettagli, da una colonna sonora efficace alle creazioni artistiche ideate per le pagine dei fumetti, contribuiscono a confezionare un prodotto di ottimo livello che impiega forse più del dovuto per coinvolgere realmente gli spettatori, lasciando purtroppo in sospeso il racconto nel momento in cui ci si stava finalmente addentrando nella mente dei protagonisti e nei misteri, rendendo quasi obbligatoria l'attesa per una seconda stagione.

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