Utopia: la recensione della prima stagione
Grande scrittura, regia, fotografia e recitazione rendono la prima stagione di Utopia una corsa incredibile che vi lascerà con l'acquolina in bocca fino all'anno prossimo
Tra questi cinque c'è Becky, una studentessa il cui padre è morto di una misteriosa malattia; Ian, un consulente informatico; Wilson, un geek con manie di persecuzione: solo questi tre dei cinque si presentano al luogo concordato. Grant, un undicenne delinquente, approfitta dell'assenza del quinto membro del gruppo per svaligiargli casa. Ma questo misterioso quinto membro non arriva vivo all'ora dell'appuntamento: viene assassinato da due sicari. Due sicari intenzionati a impossessarsi del manoscritto.
In una folle corsa di 6 episodi, la prima stagione di Utopia è un piccolo capolavoro seriale, oltre che l'ennesima testimonianza dell'innovazione di cui è capace la televisione britannica (ho in mente Black Mirror). Partorendo un'atmosfera a metà tra il contemporaneo e il futuristico e catapultando il mondo reale in un ambiente grafico popolato di personaggi fumettistici, Utopia trova un equilibrio impeccabile tra il surrealismo quasi fantascientifico che la caratterizza e la coerenza interna da cui non molla mai la presa.
Grande scrittura, grande regia, grande fotografia e grande recitazione rendono la prima stagione di Utopia una corsa incredibile che vi lascerà con l'acquolina in bocca fino all'anno prossimo.
Concludo con una nota di merito alla fenomenale colonna sonora, di cui qui vi propongo uno dei temi principali:
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