UT 1 - 6, la recensione

UT è l'ultima coraggiosa, spiazzante proposta delle Miniserie Bonelli, firmata da Paola Barbato e Corrado Roi

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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È necessario leggere fino al sesto e ultimo episodio - intitolato Iranon in Atem - per comprendere pienamente UT. Così è stata voluta dal suo creatore, Corrado Roi, una trama in perenne divenire che si dispiega ed espande, articola e prende corpo, in un passaggio di fasi che ricorda il cambio di stato della materia: da gassosa a liquida, da liquida a solida, pur rimanendo sempre plastica e senza mai irrigidirsi.

"È stato accolto in una maniera bellissima. Nel senso che o lo hanno amato o lo hanno detestato", ci aveva rivelato a Rapalloonia la sua sceneggiatrice, Paola Barbato. Non poteva trovare parole migliori per definire l'effetto sul pubblico più variegato che quest'opera può suscitare. Sarebbe banale definirla complessa, perché racchiude in sé l'essenza del raccontare e va oltre il medium utilizzato per farlo. È senza dubbio una delle proposte più coraggiose di sempre della Sergio Bonelli Editore.

La prima sensazione - la più diretta, ma non per questo insoddisfacente - è quella della favola, la quale si evolve poi in un viaggio onirico dalle sfumature horror. L'intreccio e i soggetti prendono man mano forma e spessore con il progredire della vicenda. È un altro azzardo da parte degli autori, controcorrente, in questi tempi in cui si tende - per quanto concerne i prodotti seriali - a fornire al fruitore i principali ingredienti e i punti di forza in modo chiaro e immediato, nella speranza che torni dopo il primo assaggio.

Come in un romanzo di qualità, la Barbato e Roi ci fanno invece entrare in confidenza con i loro personaggi poco per volta, abbozzandoli all'inizio e continuando a raffinarli nel prosieguo. Il protagonista, insieme al suo gatto, si conquista il nostro affetto pagina dopo pagina, diradando lentamente la nostra diffidenza nei suoi confronti. Se per lui la crescita è soprattutto emotiva, per Iranon diventa speculativa, così come per i comprimari Decio e Caligari, che col tempo rivelano personalità più sfaccettate e ruoli cruciali.

Il tema dell'originale e della copia in un mondo in cui quasi più nessuno dà seguito alla propria specie in maniera naturale, nonostante necessiterebbe di un'argomentazione a se stante, è riconducibile a un grande lavoro immaginifico e intellettuale. UT è infatti protostoria, storia e metastoria insieme. È matrice e duplicato, archetipo e riproduzione: come la fantasia e la creatività, non ha un principio e una fine determinati e determinabili.

Non è un fumetto facile, UT, questo è certo, e neppure commerciale, come si usava dire qualche tempo fa; tuttavia, vale la pena sfogliarlo per smuovere la pigrizia dei nostri stomaci di lettori talvolta abitudinari e provare ad abbandonare il nostro approccio da consumatore, o quantomeno per godere dell'arte e della poesia delle sue tavole.

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