Uomini che odiano le donne - La recensione

Un giornalista in crisi e la bravissima hacker Lisbeth Salander sono impegnati a risolvere un mistero vecchio di decenni. Dal romanzo di Stieg Larsson, un adattamento piatto e decisamente troppo lungo...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloUomini che odiano le donneRegiaNiels Arden Oplev
Cast
Noomi Rapace, Michael Nyqvist, Sven-Bertil Taube, Peter Andersson, Peter Haber, Marika LagercrantzUscita29-05-2009 

Lo ammetto subito, non sono uno dei tanti fan che in Italia e nel mondo venerano Uomini che odiano le donne e i suoi protagonisti. Dopo 200 pagine molto intriganti, ho trovato che il romanzo avesse un plot fin troppo ridotto per reggere le oltre 600 pagine di narrazione. Inoltre, i due personaggi principali risultano ben poco coerenti con il loro supposto status di 'grande professionalità'. Possibile che un giornalista stimato da tutti capiti in un errore così grossolano (anche per come ci viene spiegato alla fine)? E che il modo migliore per descrivere all'inizio l'autoproclamata miglior hacker di Svezia sia... farle svolgere una ricerca su Google? (?!?).

E poi, parliamoci chiaro. Perché se Charles Bronson decide di prendere la giustizia nelle sua mani diventa un vigilante fascista da condannare, mentre se lo fa una donna è una dimostrazione di emancipazione e di forza femminile? Per carità, sono ben in grado di distinguere tra finzione e realtà e non ho problemi con la violenza finché rimane confinata nel campo artistico, tuttavia l'idea di adottare due pesi e due misure a seconda dei casi mi lascia molto perplesso.

Forse, quello che ha reso la saga di Millennium così amata in tutto il mondo sono i due protagonisti, che magari vorremmo tanto vedere nella vita reale. Un giornalista che fa di tutto per scoprire la verità e che non ha paura di affrontare i grandi gruppi industriali, senza fare sconti a nessuno (ma esistono veramente? Mah...). E ovviamente una donna in grado di sopravvivere a tutto e senza l'aiuto di nessuno.

Detto questo, è indubbio che il libro Uomini che odiano le donne si legge con un certo piacere e che è in grado di creare una fitta rete di rapporti molto interessanti. Insomma, pur con tutte le mie riserve sull'opera letteraria, rispetto a questo film risulta un autentico capolavoro.

Forse, il problema è proprio parlare di film. E' vero che si tratta di un prodotto girato per il cinema (quando però la serie non era ancora definitivamente esplosa), ma francamente l'impressione è di un classico sceneggiato televisivo, fatto com'è quasi esclusivamente di primi piani, fotografia piatta e senza particolari idee di regia e sceneggiatura.

La cosa che lascia più perplessi è la sua durata e il modo in cui viene sfruttata. 150 minuti (due ore e mezzo, insomma) sono un tempo lunghissimo per raccontare una storia che, nel suo versante giallo, francamente non è così ricca di avvenimenti. Si dirà che almeno in tutto questo tempo ci sarà modo di scavare efficacemente nei personaggi e dar vita a una notevole profondità psicologica. Nein. Tutto quello che fanno i protagonisti è mandare avanti l'azione in maniera goffa e con dialoghi scritti veramente male (peraltro, il doppiaggio italiano non aiuta per nulla). Così, assistiamo a due ore e mezza di quasi completa esposizione, tanto che il paragone più facile da fare è con il pessimo adattamento de Il codice da Vinci.

Si poteva, invece, cercare di puntare sulle ragioni per cui i due personaggi principali sono così interessati al caso e cercare di mostrare il loro coinvolgimento emotivo. Ma tutto questo avviene solo in maniera sbrigativa e superficiale, con dei rapporti tra i personaggi pressoché inesistenti. Ogni cosa avviene in maniera rapidissima e poco convincente, dal vedere un uomo che molla tutto per un'indagine apparentemente inutile a una donna che si affeziona a lui in maniera inspiegabile (almeno sullo schermo).

Il punto è che, semplicemente, Lisbeth Salander e Mikael Blomkvist non emergono in maniera così interessante come vorrebbe il regista. In particolare, Blomkvist è danneggiato dal fatto che in tutto il film l'argomento giornalismo praticamente è inesistente e quindi questa figura di paladino della libertà di informazione non ha assolutamente modo di emergere. Inoltre, in diverse occasioni il suo comportamento risulta assolutamente illogico e di sicuro si fatica a credere che il suo lavoro sia quello di un giornalista investigativo. Ciliegina sulla torta, l'attore che lo interpreta, Michael Nyqvist, non offre certo un'interpretazione memorabile e carismatica.

Per quanto riguarda Noomi Rapace, che incarna l'icona Lisbeth Salander, sicuramente siamo su livelli superiori, anche se la buona prova dell'attrice è al servizio di un personaggio un po' limitato allo stereotipo della cattiva ragazza ferita. Grazie a lei comunque si può ben sperare per il futuro, anche considerando che per i prossimi due capitoli non avremo la sventura di vedere al lavoro il regista Niels Arden Oplev. Come detto, il suo lavoro è piattamente televisivo, ma quando deve premere sull'acceleratore dà vita a scene di sesso/violenza particolarmente indulgenti e fastidiose (e neanche nel senso di schifo che uno dovrebbe provare per uno stupro, ma per il modo ricattatorio in cui ci vengono mostrate).

La realtà è che è maledettamente difficile realizzare un giallo al cinema che non sia né troppo semplice (e quindi con una trama facile da comprendere in anticipo) né troppo difficile (rendendo quindi complessa la narrazione della vicenda). Di sicuro, il film è un esempio perfetto dei rischi che si corrono in questo ambito.

Certo, poi magari la pellicola si salverà grazie alla solita critica buonista, sempre pronta a parlare bene di tutto quello che è socialmente 'importante'. Purtroppo però, non basta un brutto film per eliminare razzismo e misoginia. Di sicuro Uomini che odiano le donne sarà un successo di pubblico anche in Italia, aiutato sia dall'alto numero di lettori già conquistati che da un panorama cinematografico poco convincente in questo periodo. Ma questo primo capitolo rischia di non essere un bel biglietto da visita per la trilogia...

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