Unstable (stagione 1), la recensione

Con due ottimi protagonisti e personaggi secondari ben caratterizzati, Unstable è una divertente comedy sulla difficoltà di essere "normali"

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La nostra recensione della prima stagione di Unstable, comedy disponibile dal 30 marzo su Netflix

A chi si riferisce l'Unstable del titolo della nuova serie Netflix? Sicuramente al protagonista, Ellis Dragon (Rob Lowe) eccentrico genio delle biotecnologie che lavora per una grande azienda. Ma anche al figlio Jackson (John Owen Lowe), che ha sempre cercato di emanciparsi dall'ingombrante figura paterna, scappando lontano piuttosto che affrontare la questione. Anche, in fondo, a tutte le persone che ruotano attorno ai Dragon: famigliari, amici, colleghi. Puntando deciso su questa dimensione corale, la serie creata da Victor Fresco (Santa Clarita Diet), insieme ai suoi due protagonisti, riesce a essere una piccola e piacevole sorpresa: un po' workplace comedy, un po' comedy sul complicato rapporto padre-figlio, soprattutto acuto ritratto di una precisa condizione esistenziale.

Unstable: la trama

Ellis Dragon è un imprenditore dalle idee avanguardistiche che, all'inizio della storia, sogna di realizzare del cemento a partire dal carbonio, contribuendo alla salvaguardia del nostro Pianeta. Una figura universalmente ammirata, ma dal carattere anche molto stravagante e narcisista, acuito dalla recente scomparsa della moglie. Questo tragico evento ha inoltre portato anche alla rottura definitiva dei legami col figlio Jackson, trasferitosi a New York come insegnante di flauto. Vista la sempre maggiore assenza dal lavoro di Ellis, la collega Anna (Sian Clifford) decide di richiamare Jackson all'ovile per salvare il destino dell'azienda e del padre, che il consiglio d'amministrazione è pronto a scaricare se non raggiunge il risultato prefissato.

Inizialmente riluttante, Jackson deciderà quindi di fermarsi ad aiutare Ellis, cominciando a lavorare attivamente nel suo laboratorio, insieme alle due giovani colleghe Ruby e Luna. Mentre il padre cercherà in tutti i modi di avvicinare Jackson, come suo amico prima ancora che come figlio, l'altro cercherà di fargli capire che non vuole essere come l'altro lo vorrebbe, trovandosi però molto in difficoltà nell'uscire dalla sua ombra.

La difficoltà nell'essere normali

In Unstable, l'essere "squilibrati" è qualcosa su cui ridere, ma da prendere allo stesso tempo assolutamente sul serio. Tutti i personaggi della serie si riveleranno molto meno "quadrati" di quanto potevano inizialmente sembrare. Fanno fatica a stare nei ruoli a loro destinati, ad essere "normali", presi da una vita che, tra dimensione privata e professionale, non sembra nulla di complicato in superficie, ma in verità comporta molte sfide. Il lavoro in azienda, così come la vita sociale, richiede di essere sempre altamente performativi, sempre tutto d'un pezzo, tale per cui è facile cadere in nevrosi o andare fuori di testa. "Non devo quindi innamorarmi di te?" chiede ironicamente Ruby a Jackson quando i due si conoscono la prima volta e lui le dice che si fermerà solo per un giorno. In apparenza, lei è la classica "affascinante collega", lui l'"irresistibile nuovo arrivato da una grande città". Ben presto però entrambi riveleranno la propria inadeguatezza a questi standard inarrivabili, accettandosi per come sono, nelle proprie bizze e stravaganze.

Allo stesso modo, nel raccontare i comportamenti di Ellis, catalizzatore delle attenzioni altrui e ombra per chiunque gli stia intorno, lo sguardo degli autori è divertito, ma mai giudicante. La perdita della compagna, il suo bisogno di restaurare il legame col figlio, lo rende molto lontano da una mera "macchietta" comica. Così. se traiettorie narrative sembrano procedere verso binari scontati (la riappacificazione tra padre e figlio) qualcosa mina il percorso, rendendo la storia più complessa. Vedremo come certe tendenze proprie dell'animo umano saranno dure a morire e come la "stabilità" è un orizzonte difficile da raggiungere.

Ottimi personaggi secondari

I due protagonisti, Rob e John Owen Lowe, sono padre e figlio nella vita vera, e in Unstable per la prima volta condividono lo schermo. Le dinamiche tra i due funzionano molto bene, dando vita a quadretti autentici e toccanti. Allo stesso tempo, seppur anche co-creatori della serie, i Lowe evitano di cadere nella trappola di far ruotare tutto intorno a se stessi, lasciando spazio anche a diversi altri personaggi, che risultano ben caratterizzati. A dominare è soprattutto Anna, impegnata a cercare di riportare Ellis sulla retta via così come a gestire tutte le problematiche dell'azienda. La interpreta Sian Clifford, indimenticabile sorella di Phoebe Waller-Bridge in Fleabag, che qui è perfetta nei panni di una donna che mette tutta se stessa nel lavoro senza ottenere mai ringraziamenti né riconoscimenti, capace di mosse e frasi spietate, ma in fondo solo bisognosa d affetto. Ma c'è anche Malcom, project manager della società che vive nel mito di Ellis e che farebbe di tutto per lui. Personaggi imperfetti, con cui è molto facile empatizzare.

Questo ritratto preciso e sincero permette alle singole battute e situazioni divertenti di andare a segno, di farci appassionare della storia, di farci desiderare di vedere come questa prosegue fino all'ultima puntata. E speriamo, anche in una nuova stagione, dopo che la scena finale rompe l'equilibrio che pochi instanti prima si era finalmente creato.

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