Uno splendido disastro, la recensione

Una commedia sentimentale centrata su una donna che vuole in realtà riaffermare i modelli maschili di una volta

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Uno splendido disastro, il film disponibile su Prime Video dal 5 maggio

A partire da subito, da quando entra in scena lui, Travis (in una specie di finto Fight Club serale in cui ci si mena per la gioia incontenibile di menarsi), e lei, Abby, si eccita perché vede questo affascinante sconosciuto essere brutale ma fare anche il tenero con lei (in un misto di sorrisi e schizzi di sangue che in sé è l’immagine migliore di un film terribile), è chiaro che Uno splendido disastro è uno di quei film davanti ai quali mettersi comodi perché lo spettacolo è appena iniziato. E bisognerà lottare con se stessi per non usare il titolo contro il film nella recensione.

Quello che si capisce già dalle prime scene è che Uno splendido disastro rinnega tutti i movimenti femministi degli ultimi anni, si assicura di precisarlo all’inizio, quando all’ennesima spacconeria maschilista di Travis la protagonista dice: “Dove hai vissuto negli ultimi 5 anni?” per pensare di potersi rivolgere così, solo che lei è la prima ad essere conquistata da questo atteggiamento, lo capiamo dal numero di volte che dice di non voler fare sesso con lui. Una decina di equivoci sessuali e una scommessa persa che li fa vivere insieme (e andare a pranzo dalla famiglia di lui!!!) dopo ovviamente anche Abby capirà quel che a noi era chiaro dall’inizio, cioè che quell’adorabile artista marziale misto che riempie di pugni la gente ha solo bisogno di affetto e può essere l’unico capace di capirla se lei riesce a sfondare la sua dura scorza da conquistatore (ha una squadra di preservativi in camera, perché lui è fatto così, è maschio).

All’inizio sembra quasi che qualcuno (forse Jamie McGuire l’autore del romanzo su cui si basa il film, o forse Roger Kumble, già regista di Cruel Intentions e After 2, che ha adattato il tutto) si sia ispirato a Il sentiero della gloria di Raoul Walsh per questa specie di Gentleman Jim, cioè lottatore con stile e cuore, che cerca di emergere nel mondo degli incontri e viene da una famiglia di tutti maschi del sud degli Stati Uniti in cui si fa a botte regolarmente per prendere le decisioni. Ovviamente ogni reale paragone con il film di Walsh è risibile, a Uno splendido disastro manca tutto tranne la voglia di riaffermare i valori di una volta. Una storia di resistenza ai costumi moderni, di donne forti secondo canoni passati (il che non le rende meno forti, semplicemente cambia il posto che desiderano avere nella società) e di amori in cui ognuno sa bene quale sia il proprio ruolo e, vi dò un indizio, non è niente di moderno. Si può obiettare che il romanzo è del 2011, scritto prima che cambiasse tutto, il film però esce oggi. Chi è che non è chiaro dove abbia vissuto negli ultimi anni?

Forse però la cosa più stupefacente sono gli altri modelli maschili opposti, i fidanzati delle amiche di lei o gli uomini che incontra brevemente prima di finire con Travis, tutti modelli disprezzabilmente poco virili, quando non proprio apertamente vigliacchi. Spaventati all’idea che Travis li meni e disposti ad abbandonare Abby al volo per mettersi in salvo. Quando poi il grande cattivo si dichiara gay il cerchio è chiuso. Tutto questo basterebbe a chiudere il portatile ma il vero problema del film è tentare un’operazione in sé complicata (riaffermare un’idea di rapporto oggi superata) senza esserne capace. Kumble non solo esagera (anche nella parte a Las Vegas, e ce ne vuole!) ma non riesce a tenere fermo il tono del film che oscilla tra il serio e il risibile (forse anche involontariamente risibile, come nell’amplesso in camera d’hotel), chiude rubando a Una notte da leoni (senza quelle capacità) e non ha la fierezza di esporre fino all’ultimo la sua vera anima, quella cioè di un film in cui quando lei accusa lui di essere “prepotente, rude e volgare”, subito dopo averlo detto lo bacia con passione travolgente, vinta dall’eccitazione per quello che ha appena detto e ci aggiunge anche un “Toccami!”. La storia di una donna usata per esaltare un certo tipo di uomo e la visione di mondo collegata ad esso.

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