Unity vol. 7: La Vendetta degli Armor Hunters, la recensione

Abbiamo recensito per voi il settimo volume di Unity, La Vendetta degli Armor Hunters, pubblicato da Star Comics

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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Una minaccia è pronta a tornare dagli angoli più estremi della galassia. Un nemico ritenuto ormai sconfitto fa il suo rientro in scena sulle pagine di questo settimo volume dedicato alla squadra di difesa globale Unity. Il Guerriero Eterno Gilad, Aric di Dacia (X-O Manowar), Colin King (Ninjak), Amanda McKee (Livewire) e l’intelligenza artificiale aliena Gin–Gr devono difendere la Terra e i suoi abitanti dalla vendetta degli Armor Hunters - i Cacciatori di Armature intenti a cancellare ogni traccia delle corazze senzienti - e decontaminare il pianeta debellando il virus in loro insito.

Come sanno i lettori delle serie Valiant, nostri eroi avevano già sconfitto una squadra di Armor Hunters in passato, e gli unici superstiti avevano cambiato barricata affiliandosi a Unity – Malgam e Gin-Gr - o sono stati fatti prigionieri per essere sottoposti a esperimenti e studi, come nel caso di Quartz. Memori della disfatta precedente, gli Armor Hunters hanno deciso di adottare una tattica più subdola, infiltrandosi e rivoltando contro il Guerriero Eterno e i suoi compagni di squadra le loro stesse armi.

La Vendetta degli Armor Hunters è un breve arco narrativo in cui la guida della serie viene affidata a James Asmus, che decide di far partire la sua avventura dal punto in cui gli equilibri interni del gruppo avevano iniziato a scricchiolare pericolosamente. Come in un cerchio che si chiude, infatti, i membri ritrovano compattezza e comunione d'intenti proprio contro il pericolo galattico che aveva minato le loro certezze in un racconto che lascia poco spazio all’introspezione (elemento che aveva caratterizzato gli ultimi volumi) preferendo imbastire un action-thriller imperniato sul profondo legame tra Livewire e Gin-Gr.

La lettura scorre piacevole e adrenalinica mentre i protagonisti di questa storia devono spingere le proprie capacità oltre i limiti. Di certo non uno dei volumi migliori di Unity, che perde molte delle sue peculiarità a vantaggio dell'azione e di situazioni estreme che spesso lasciano il tempo che trovano.

Ad affiancare Asmus in questo breve storyarc troviamo Diego Bernard, Karl Moline e Mark Pennington, artisti dotati di stili decisamente differenti: elegante, plastico ed espressivo il tratto di Bernand, più cartoonesco e spigoloso quello di Moline e Pennington, a creare uno stacco fin troppo netto tra il primo e il secondo capitolo.

In chiusura troviamo, oltre alla consueta gallery di variant cover, anche un racconto intitolato Eroi Uniti per Unity, con protagonista la scalmanata coppia composta da Woody e Quantum. Intenzionati a vendere lo sfruttamento dei propri diritti di immagine alla industria cinematografica di Hollywood, il duo si lancia in una retrospettiva sulla squadra Unity – al centro degli interessi degli impresari - con svariati aneddoti sul gruppo. Ma ci si può davvero fidare delle parole di Woody?

Il gruppo di autori che ha realizzato questo racconto è vario, ognuno intenzionato a offrire un’immagine allegra e scanzonata degli eroi di Unity, lontana dai toni realistici e spesso grevi della serie.

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