Unity vol. 4: Gli United, la recensione
Abbiamo recensito per voi Unity vol. 4: Gli United, scritto da Matt Kindt e Joshua Dysart per i disegni di Cary Nord, Cafu, Trevor Hairsine e Robert Gill
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Dopo l’invasione aliena degli Armor Hunters che ha lasciato una scia di morte e distruzione sulla Terra, la squadra deve affrontare una serie di difficoltà che minano l’esistenza stessa del progetto nato come ultimo baluardo del pianeta. In primis bisogna riconquistare la fiducia dell’opinione pubblica: le immagini di Città del Messico e Los Angeles distrutte e i milioni di vite spezzate dalle forze nemiche sono ancora troppo vivide e forti per poter sperare nell’accettazione di persone divenute ora diffidenti.
Queste le premesse di Unity vol. 4: Gli United, il cui menù è arricchito dalla presenza di ben due numeri #0: il primo, posto in apertura, ci porta nel passato, all’alba della squadra Unit Y, durante la Seconda Guerra Mondiale. Protagonista la prima incarnazione del team, formato da Breaker, Dell, Alpha e il Guerriero Eterno Gilad, che entra in gioco per ribaltare l’esito del brutale conflitto; il secondo presenta invece una retrospettiva sul personaggio di Faith attraverso la sua genesi come eroina: dal primo gruppo nel quale ha militato, alla chiamata tanto attesa, quella che la porterà nel gotha dei supereroi.
Ogni capitolo rappresenta l’ennesimo tassello di un mosaico più ampio che si arricchisce di volta in volta di elementi nuovi e intriganti. Lo scrittore Matt Kindt risulta sempre più a suo agio nei panni di timoniere della serie, essendo ormai entrato in perfetta empatia con i personaggi, di cui riesce a esaltare il lato più umano, quello che si cela dietro costumi e nomi di battaglia, gesta eroiche e trovate a effetto. Nella coralità di voci che concorrono a creare una serie densa tanto di azione, complotti e spionaggio industriale, quanto di momenti introspettivi, dialoghi intensi e un costante contatto con l'attualità - dall’importanza dei media, al lavoro oscuro degli stati canaglia - si inserisce Faith.
L’opera di Matt Kindt, come quella di Joshua Dysart, analizza proprio quest’aspetto così delicato, in cui gli occhi ingenui e fanciulleschi di Zephyr affrontano i dolori della crescita e dovranno aprirsi sulla realtà dura e cruda dei supereroi, costretti a sporcarsi le mani e a fare i conti con avversari disposti a tutto pur di ottenere ciò che vogliono.
Il nutrito gruppo di artisti è composto da Cary Nord, Cafu, Trevor Hairsine e Robert Gill. Ognuno di loro apporta il suo contributo in maniera personale, senza andare a snaturare il proprio stile, rendendo questo volume eterogeneo e denso di sfumature. Tra tutte risaltano le matite di Nord - con il suo tratto abbozzato che gioca molto con il chiaroscuro e sul contrasto di superfici colorate - e quelle di Gill, all’opera su Faith, autore di una prova che contribuisce a creare quell’alone quasi fantastico attorno alla nuova supereroina. Più canonici, invece, Cafu e Hairsine, che comunque si assestano su livelli espressivi e dinamici molto alti.
Nell’incontrastato duopolio Marvel e DC Comics, Valiant si sta inserendo con l’unica arma disponibile: la qualità. Il ristretto parco testate consente a questo piccolo universo di puntare su pochi ma congegnati eventi che, siamo certi, riscuoteranno il successo che meritano, vista la grande professionalità messa in campo. Non concedere una possibilità a questo universo narrativo sarebbe un grosso errore. Noi vi abbiamo avvisati.