A United Kingdom - L'Amore che ha Cambiato la Storia, la recensione

Arreso fin dalle prime scene a un'estetica da History Channel, A United Kingdom rinuncia ad ogni interesse o stordimento emotivo per un generico garbo

Critico e giornalista cinematografico


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Colmo di discussioni nella savana condotte in giacca e cravatta, di amori e cappelli anni ‘40 e della strana chimica che si instaura tra Rosamund Pike, che pare un po’ troppo avanti negli anni, e David Oyelowo, sempre più simile all’Apollo Creed di Carl Weathers, A United Kingdom è il più convenzionale dei romanzetti (con la ragazza normale e il principe esotico) ammantato di prestigio dalla cornice storica. Infatti nel diventare film la storia di Ruth Williams e Seretse Khama, rispettivamente moglie e re del futuro Botswana che alla fine degli anni ‘40 ha vissuto la difficile battaglia per l’emancipazione del controllo inglese (e per non assorbire le leggi dell’apartheid come molti avrebbero voluto), prende i toni del dramma da History Channel, quella patina rassicurante ed ordinaria che promette autodisciplina e controllo, ma soprattutto un netto e chiaro posizionamento di buoni e cattivi.

Questo genere, quello che più di tutti si esalta con la distanza dal naturalismo portata dal doppiaggio, inizia quindi come una versione basata su fatti reali di Il Principe Cerca Moglie, con l’erede al trono di uno stato africano, temporaneamente in Inghilterra, che si innamora di una donna dal mondo occidentale la quale non sa ancora di avere a che fare con principe. I due poi dovranno lottare contro ogni avversità per affermare e mantenere il loro amore interraziale che tanto danneggiava la morale britannica ma soprattutto le politiche del futuro Botswana in un trionfo di amore e capitale, amore e morale, amore e ragion di stato e amore e cappelli.
Purtroppo va quasi subito perduto lo spunto che poteva essere più interessante, ma che forse era esagerato attendersi da un film così allineato e pavido, ovvero il ribaltamento razzista di una donna bianca non accettata dalla popolazione africana.

In realtà Ruth, dopo un convenzionale ed iniziale momento di difficoltà, sarà subito la principessa della savana, Lady D amata dal popolo di cui non sa la lingua, pronta a sciogliersi di fronte a frasi del proprio spasimante come “Resto sempre stupito dalle stelle della mia terra”. Come in risposta ad un desiderio di somministrazione controllata di sentimentalismo A United Kingdom riesce a raccontare la sua trama di conquista del diritto all’autodeterminazione di un popolo (e in primis del suo monarca), attraverso le fasi di un amore funestato con calma e controllo come in un melò da salotto. Lo stato inglese e i suoi ufficiali nella parte dei biechi e interessati malvagi, intenzionati a voler rompere il legame degli amanti, la popolazione locale in quello degli aiutanti silenziosi.
Plausibilità storica sotto i piedi, erotismo totalmente annullato, stordimento emotivo scampato.

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